Corrusco

cor-rù-sco

Significato Che risplende di luce improvvisa e viva, rilucente; che splende di bellezza

Etimologia dal latino coruscus ‘vibrante, brillante’, ma in origine ‘rapido’.

  • «Nel camino, quando si alza il vento, si svegliano dei bagliori corruschi.»

Uno dei tratti distintivi della poesia è la capacità di significare e rappresentare qualcosa con qualcos’altro. Noi, maneggiando la lingua, siamo in contatto con un patrimonio immenso di poesia sommersa e senza firma esercitata proprio nella costruzione delle parole, che a tratti possiamo intravedere fra i flutti dell’uso corrente, ma che in larga parte richiede immersioni etimologiche con la tuta da palombaro.

‘Corrusco’ è una parola interessante in sé: è un termine ricercato, perfino letterario, che rende in maniera unica la qualità di ciò che risplende in maniera viva e improvvisa. In maniera unica?
Be’, è in buona compagnia. Abbiamo il lampeggiante, che però si porta dietro la normalità di una luce di segnalazione; abbiamo il balenante, che però riesce meno agile; lo sfolgorante è più persistente, a dispetto del riferimento istantaneo alla folgore; e il brillante può essere improvviso, ma non è un tratto implicito. Notiamo anche questo: sono tutti participi presenti, partecipano della natura del verbo, di una natura di azione. Il corrusco è un aggettivo, una qualità pura.

Non è un modo docile e placido di brillare, quello che rappresenta. Anzi splende in una maniera che spesso è tutt’altro che innocua — al modo delle fiamme e dei fulmini. Manda riflessi, irradia bagliori la cui caratteristica centrale non riguarda la luce (e qui sta l’antica poesia). Il corrusco è veloce.
Non sappiamo bene da dove salti fuori il coruscus latino, ma sappiamo che nelle prime attestazioni ha il significato di ‘che si muove rapidamente’ — addirittura il derivato coruscare prende il senso di ‘cozzare con le corna’. Il coruscus freme, vibra, e diventa la qualità di una luce (se ha senso) turbolente, turbinante. Un sole corrusco è mutevole, una piana corrusca sfavilla in maniera febbrile, e figuratamente un ragazzo corrusco passa, con fulgida bellezza.

Ma in maniera più semplice il corrusco ama rosseggiare e barbagliare pericolosamente — anche in consonanza con un suono scuro e vibrante che sa evocare il rovente e il rischioso. Possiamo parlare dei bagliori corruschi del vulcano, delle braci corrusche che scaldano la sera, degli occhi corruschi che si scorgono nel buio.

È una risorsa raffinata, di effetto splendido. Certo non sarà la parola più nota, ma usandola contribuiamo a renderla più aperta, pervia e forte.

Parola pubblicata il 13 Luglio 2024