Discrepanza

di-scre-pàn-za

Significato Differenza, difformità; disaccordo, diversità di idee, sentimenti, opinioni

Etimologia voce dotta recuperata dal latino discrepantia, da discrepare ‘dissonare’, derivato di crepo ‘faccio risuonare’ col prefisso dis- che indica separazione, discordanza.

La discrepanza è una differenza, e anche un disaccordo, ma… C’è qualcuno che crepa, nella discrepanza? Qualcosa che si crepa? (O c’è una panza? Una discreta panza?)
In effetti no. Questa parola, che ha un’eleganza profonda, di quella che non si fa notare, ci mette davanti a un ramo perduto del crepare latino, che non si riconosce più a una semplice occhiata ma che parla ancora molto.

Crepare è un verbo sonoro. Il suo cuore consiste nella produzione di un rumore forte e secco: quello che, ridotto in intensità e moltiplicato in numero, troviamo nel crepitare, quello della rottura che si manifesta nella crepa, quello dello scoppio figurato per cui si crepa, si muore.

In latino questa sua sonorità era molto più limpida, con meno strati figurati a velarla: era un verbo adatto a descrivere strepiti di armi in contrasto, schiocchi di baci, sbattimenti di porte — suoni che ci paiono molto diversi (tanto che usiamo verbi diversi per descriverli) e che però hanno una loro omogeneità.

Il crepare latino era anche un far sentire un suono, un far risuonare, un echeggiare. La discrepanza è letteralmente una dissonanza: discrepare ha il primo significato di ‘far sentire un suono discorde’. Ed è da qui che si accede all’alveo ampio e accogliente in cui si mescolano i fiumi delle discordie sonore e di quelle personali (le opinioni dissonano, i suoni bisticciano). Così possiamo parlare delle discrepanze che ci sono in ufficio, della discrepanza di opinioni che sappiamo verrà fuori intorno al tavolo, di una discrepanza inveterata ma cordiale.

Però il discrepare, in italiano, è passato anche, e forse soprattutto, con una cifra propria: è un ‘essere differente’ — anzi un ‘essere difforme’. La discrepanza è innanzitutto la differenza rispetto a una forma attesa: ci sono discrepanze al catasto (gasp), ci sono discrepanze fra le testimonianze, c’è una discrepanza fra i dati raccolti da due stazioni. Dovrebbe esserci un’unità, un suono concorde, e non c’è: così giunge al confine della contraddizione — che a ben vedere è comunque un contrasto di suono.

Le parole insieme ricercate, discrete e accessibili hanno una bellezza speciale; se poi hanno anche un passato che non raccontano a chiunque, diventano stupende.

Parola pubblicata il 11 Dicembre 2021