Escatocollo

e-sca-to-còl-lo

Significato Parte finale di un documento

Etimologia termine modellato su ‘protocollo’, con sostituzione del primo elemento con il greco éskatos ‘ultimo’, mentre il secondo è un derivato del greco kólla ‘colla’.

  • «Guarda l'escatocollo e dimmi a quando risale il documento.»

Questa parola viene inventata a metà Ottocento come contrario di ‘protocollo’, con una fortuna diversa e con una messa a fuoco molto interessante.

Forse ricordiamo che il protocollo, prima di diventare registro, accordo, e complesso di norme che regola la cerimonia diplomatica è letteralmente il primo foglio incollato. I rotoli di papiro si ottenevano incollando fra loro i singoli fogli di papiro — e il primo, nei documenti ufficiali, era quello in cui si mettevano nero su bianco le informazioni diplomatiche più rilevanti, in primis quelle sull’autenticità del documento stesso e i titoli di chi li emanava (tant’è che spesso l’inizio di questi papiri è particolarmente curato anche nella vesta grafica, rispetto al seguito). Il concetto di ‘protocollo’, da sezione di documento a registro a cerimoniale, ha un successo totale.

Ma nelle menti diplomatiche europee della seconda metà dell’Ottocento (a cui il protocollo piace molto) si fa strada un’idea. Non ha la stessa profondità storica del protocollo e non ha trascorsi tradizionali su papiro, però cerca di vestirsi allo stesso modo — l’idea dell’identificazione dell’ultima parte di un documento ufficiale, col nome greco che adattato in italiano suona escatocollo (éskatos in greco è ‘ultimo, e il -collo è quello del ‘protocollo’, derivato da kólla, termine di significato buffamente trasparente).

L’escatocollo (a volte scorciato senza gran senso in escatollo) in effetti è rilevante. Proprio alla fine dei documenti ad esempio si trovano disposizioni, sanzioni, indicazioni conclusive con scopi di rito che forse non spiccano come quelle del principio, ma che si distinguono. Possiamo trovare indicato, nell’escatocollo, il luogo in cui si trovava chi ha dettato il documento, o una datazione, come anche formule solenni e saluti, auspici e convalide e sigilli.
C’è però chi noterà con mente acuta che di solito la diplomatica non ha un ruolo diretto e preminente nella vita della maggior parte delle persone — e quindi possiamo leggere l’escatocollo in un’altra maniera, a noi più familiare.

Nell’escatocollo del bigliettino che ci lascia la mamma troviamo ripetute tutte le raccomandazioni che ci ha già fatto venti volte (illusa); nell’escatocollo del disegno di legge buttato là troviamo pene draconiane e previsioni di copertura finanziaria ariostesche; e nell’escatocollo della lettera tanto composta scambiata fra due persone percepiamo un’elettricità che non poteva trattenersi.

Certo ha il sapore del termine specialistico; il più delle volte ci possiamo accontentare di un ‘finale’ o di una ‘fine’, o simili. Ma è un termine che ci permette di notare un momento proprio del documento, un momento delicato e pieno di urgenze nella sua veste formale, con una dignità riconosciuta. Possiamo certo dire che è una parola poco liscia, molto in salita, ma non possiamo dire che sia una parola sbrigativa — e a volte c’è bisogno di non sbrigarsi.

Parola pubblicata il 15 Aprile 2024