Evviva

ev-vì-va

Significato Esclamazione di entusiasmo, esultanza, approvazione, augurio

Etimologia dalla locuzione e viva.

Lo slancio semplice e diretto dell’interiezione ‘viva!’ non ha bisogno di spiegazioni: il suo augurio, la sua approvazione, il suo plauso sgorgano naturalmente attraverso l’auspicio più basilare e potente, quello di vivere, e perciò di prosperare, d’aver fortuna fino all’apoteosi — di esistere fortemente. Quello che nella radice della nostra immaginazione si modella sul ‘viva il re’. Ma le cose si fanno curiose quando la precede la semplice congiunzione ‘e’.

Va notato che ‘viva’ ed ‘evviva’ sono parole che si manifestano grossomodo nello stesso periodo, attestate nel Trecento, e anche se non possiamo avere notizie ultime su come e quando la locuzione ‘e viva’ abbia preso inizialmente piede, possiamo cercare di cogliere la sua straordinaria modulazione di valore.

Qualcosa o qualcuno suscita il nostro entusiasmo, la nostra ardente approvazione, la nostra esultanza che sbotta come un tappo di spumante: questo sentimento di pieno fervore non è isolato dall’evento, ne è una prosecuzione immediata. Tanto immediata che arriviamo al paradosso totale di usare una congiunzione fra il fatto e l’interiezione, fra ciò che ci accende e l’esclamazione.

L’evviva è in grado di allacciare lo schiocco dell’esultanza linguistica a ciò che accade e porta gioia, plauso, sorpresa. Se a «Nel bosco ho trovato tre chili di porcini» rispondiamo con «Evviva!», riusciremo ad agganciare il sentimento dell’esclamazione in maggior prossimità al fatto che non con un «Viva!». E lo stesso quando lo pronunciamo dopo quaranta minuti di attesa al centralino la volta che davvero ci passano l’operatore, o quando vinciamo una scommessa con gli amici con un panettone in palio.

L’evviva che si pronuncia è un segno dell’esserci, presente e cosciente, che con la sua traboccante pienezza si esprime in un augurio che pure è quello di continuare ad esserci. Un incontro magnifico.

Parola pubblicata il 30 Novembre 2020