Feluca

fe - lù - ca

Significato Imbarcazione mediterranea a una o due vele latine con uno o due alberi orientati obliquamente verso la prua, cappello a due punte o goliardico

Etimologia attraverso il francese felouque, e l’arabo felūka ‘piccola nave’, forse dal greco ephólkion ‘scialuppa’.

  • «A bordo della feluca, portava sempre in testa una feluca.»

Con la parola feluca scopriremo che cosa legano tra loro Jack Sparrow, Napoleone Bonaparte, la goliardia universitaria e le crociere sul Nilo, un poker di elementi che tra loro sembrano aver ben poco a che fare! Ma scommettete che riusciremo a legarli in maniera inaspettata?

Partiamo dal bizzarro pirata: uno dei segni distintivi di Jack Sparrow è senza dubbio l’adorato cappello a tricorno. Questo copricapo divenne in voga alla corte del Re Sole e, come molte cose d’oltralpe, si diffuse in tutta Europa. Furoreggiò sulle teste dei nobili, dei gentiluomini, delle gentildonne e del clero almeno fino alla Rivoluzione Francese. Tagliate le teste e cadute le parrucche, infatti, la moda portò in auge un’evoluzione di questo copricapo, più semplice e snella: il bicorno, anche chiamato feluca. La feluca è il cappello di Arlecchino, per esempio, e anche di Napoleone Bonaparte. La sua particolarità è data dal fatto che poteva essere portato in due modi: con le due punte in corrispondenza delle spalle, come faceva l’empereur, o perpendicolarmente, come fanno ancor’oggi gli allievi della scuola politecnica francese.

Effettivamente durante l’Ottocento la feluca, o bicorno, divenne il cappello militare per eccellenza. Ne è prova l’alta uniforme degli ufficiali carabinieri italiani, corpo che vide la luce, appunto, nel XIX secolo: essa include tuttora una gran feluca nera sormontata da un bel pennacchio vaporoso che deve aver incusso un gran timore sia a Pinocchio quando fu acciuffato per il naso, sia a Bocca di Rosa quando fu accompagnata in stazione. Ad ogni modo, è sempre in quei cruciali anni del secolo lungo che gli ambienti goliardici universitari di Padova e Bologna recuperarono un antico cappello medievale ad una sola lunghissima punta (associato ai chierici vaganti, antesignani della goliardia), da decorare con cuciture e altri ammennicoli ricchi di significati da riti di passaggio studenteschi. Nonostante l’antichità in italiano non aveva un nome specifico, e gli fu affibbiato proprio quello di feluca. Al giorno d’oggi la possiamo vedere in capo ai goliardi in festa o a carnevale, in corredo al costume da Robin Hood.

Da dove sarà mai saltato fuori il nome feluca per un cappello a bicorno? Ebbene, la parola in origine non si attagliava ad un copricapo, bensì ad un’imbarcazione tipicamente mediterranea dalla caratteristica sagoma a punta. I modisti ottocenteschi ci avranno visto una certa similitudine nelle forme! Fatto sta che ancora oggi ci sono feluche che solcano il fiume Nilo per traghettare pigramente i turisti in visita a Luxor o che partono per la pesca nello stretto di Messina (ovviamente armamento, equipaggiamento e utilizzo cambiano di zona in zona secondo la funzione).

La parola di per sé è un curiosissimo cavallo di ritorno: gli arabi sembrano averla presa dal greco ephólkion, ovvero ‘scialuppa’, ed averla adattata in felūka, cioè ‘piccola imbarcazione’. Di lì è passata attraverso il francese prima di approdare in italiano. Chissà se l’analogia fra cappello e navi non ha sfiorato anche l’immaginazione di Napoleone stesso, mentre le osservava solcare pacificamente le acque del Nilo quando, nel 1798, giunse in Egitto per dare inizio alla sua famigerata campagna militare?

Parola pubblicata il 16 Luglio 2023