Glittica

glìt-ti-ca

Significato Arte dell’incisione e dell’intaglio delle pietre dure per la produzione di monili come cammei e sigilli; oggetto prodotto con questa tecnica

Etimologia voce dotta recuperata dal greco tardo glyptikḗ (tékhne) ‘arte dell’incisione’, derivato dal verbo glýpho, cioè ‘incidere’.

  • «È un'epoca che trova nella glittica un grande mezzo espressivo.»

L’epoca napoleonica, oltre ad essere stato un periodo di guerre tra gli stati europei, fu un tempo in cui tutte le arti furono investite dal gusto neoclassico, un revival promosso fra gli altri dallo studioso tedesco Johann Joachim Winckelmann a metà del XVII secolo, il quale teorizzò il concetto di bellezza ideale identificandolo nei canoni estetici dell’antica Grecia e dell’antica Roma.

Il neoclassicismo, però, non riguardò solo le arti considerate maggiori: produzioni come la ceramica ebbero la loro fetta di torta neoclassica, ad esempio con la tecnica jasperware di Josiah Wedgwood, e così accadde anche alla moda; gli abiti divennero meno barocchi, i cinti della vita si alzarono fino a serrare le donne appena sotto il seno, in un taglio tutt’oggi chiamato ‘impero’, dando ai vestiti un’allure da colonna di tempio greco. Caddero le parrucche incipriate per lasciar al vento folte chiome agghindate da nastri sontuosi o impreziosite da tiare a forma di corone d’alloro. E i gioielli ripresero a riempirsi di squisiti cammei di conchiglia e corallo e glittiche favolose.

Glittica, una parola che scivola sulla lingua, rotonda, liquida. Indica una tecnica con cui si si incidono pietre dure come la corniola, il diaspro, l’agata, l’onice, la sardonica, i vari tipi di quarzi e anche le paste vitree, per ottenere dei medaglioni o degli oggetti che raffigurino scene mitologiche, ritratti, stemmi, sia in rilievo (come avviene nei cammei) sia in concavo. E un oggetto come un anello con un diaspro intagliato è anch’esso definibile una glittica.

Questa tecnica ha una storia nobile e antica: già i mesopotamici la praticavano, ma fu portata a vette eccelse di raffinatezza e bellezza sia in Grecia che a Roma. Non è un caso, dunque, che nel furore del revival greco-romano gli artigiani europei si siano rimessi di buona lena a creare glittiche, producendo dei veri capolavori come i cammei napoleonici che ornano una delle corone della famiglia reale svedese, i Bernadotte (discendenti del maresciallo napoleonico Jean-Baptiste Jules Bernadotte, imparentato con l’imperatore stesso).

L’etimologia della parola glittica affonda le radici, proprio come la tecnica, nell’eredità greca: glyptiké tékhne era appunto l’arte dell’incisione, derivata dal verbo glypho, cioè ‘incidere’, alla base anche della parola glifo, e del derivato geroglifico. Resta di certo un termine specialistico, che potremmo incontrare in un museo o dal gioielliere, ma le sue qualità di finezza e preziosità possono invitare qualche capriola in più in senso figurato: la mamma ci regala la glittica con le tre Grazie che era della bisnonna, la collezione di glittiche raccolta nella mostra mi ha molto colpito, le poesie di questo autore sono così cesellate da sembrare glittiche.

Parola pubblicata il 08 Gennaio 2023