Cesellare

ce-sel-là-re (io ce-sèl-lo)

Significato Lavorare col cesello; elaborare, rifinire con cura minuziosa, specie un’opera d’arte

Etimologia dal latino parlato caesellum, da caèdere ‘tagliare, battere’.

Quando qualcuno ci fa notare come le battute memorabili nel dialogo di un film siano nientemeno che cesellate, quando leggiamo del lavoro di cesello su un verso poetico, o quando vediamo che la socia impiega mezza mattinata a cesellare un’email, tutti siamo in grado di decodificare la metafora. Sappiamo che si tratta di un lavoro di elaborazione minuziosa, da orefice, volta con pazienza certosina alla perfezione formale di ogni dettaglio. Ciò nondimeno, che diavolo è un cesello? Chi lo sa trovare su un banco di lavoro?

Ancora una volta ci troviamo davanti a una tecnologia che nel suo nome e nella sua metafora supera di innumerabili ordini di grandezza la diffusione del suo impiego materiale — in questo caso appannaggio di arte e artigianato. Insomma, sono tante di più le persone che sanno dire che cosa vuol dire figuratamente ‘cesellare’ rispetto a quelle che sanno descrivere un cesello.

Per quanto l’arte del suo uso sia complessa, la concezione dello strumento è semplice — e lo testimonia anche la semplicità popolare dell’etimo. Serve in special modo per decorare lamine di metallo, imprimendovi da rovescio i volumi degli sbalzi, e incidendovi da dritto dettagli dei più variegati: propriamente è proprio questa seconda lavorazione di finitura ad essere detta ‘cesellatura’.

Possiamo pensare il cesello come uno scalpellino di acciaio, grossomodo delle dimensioni di una penna, che possa essere mosso con una mano mentre con l’altra lo si martella. La sua punta ha forme delle più diverse perché deve letteralmente disegnare un’impressione nel metallo caldo, fermo su un pane di pece che ne assorbe gli urti e ne accoglie la deformazione plastica: può avere dei tagli affilati, dritti o curvi, può avere una superficie arrotondata, punte acuminate, o addirittura sezioni di fiore, di stella. È uno strumento che l’artista si può fare da sé, secondo le proprie necessità.

Dalle teiere di argento con sopra cesellati motivi floreali, dai bracciali cesellati che ci regaliamo con entusiasmo, dai bassorilievi cesellati esposti in cornice a casa della zia — oggetti preziosi ma consueti — la lingua trae la metafora del lavoro artistico meticoloso, distillando tutta l’arte orafa in un verbo. La sua lenta, precisa cura, e la suggestione in cui il lavoro di cesello ci sa catturare, gli è valso un uso figurato così vasto.

Un’ultima nota. Per essere una parola che senza soluzione di continuità arrivi dal latino parlato si attesta tardi, solo a metà del Cinquecento. Capita a certi termini di lavoro, che magari a lungo non vengono captati dalla letteratura. Infatti è emersa dove l’arte orafa viene tratta ad argomento di trattato: Due trattati di Benvenuto Cellini scultore fiorentino, uno dell’oreficeria l’altro della scultura.

Parola pubblicata il 02 Maggio 2021