Grammuffastronzolo
gram-muf-fa-strón-zo-lo
Significato Grammatico pedante, da strapazzo
Etimologia derivato di grammuffa, alterazione scherzosa di grammatica, composto con stronzolo.
Parola pubblicata il 04 Novembre 2021
gram-muf-fa-strón-zo-lo
Significato Grammatico pedante, da strapazzo
Etimologia derivato di grammuffa, alterazione scherzosa di grammatica, composto con stronzolo.
Parola pubblicata il 04 Novembre 2021
Una parola che è un capolavoro: non solo ha un’espressività di forza solare, ma ci può raccontare un paio di pagine interessanti della nostra storia. Certo, c’è da toglierle di sopra un po’ di polvere, ma vediamo.
Nel primo Ottocento l’abate Antonio Cesari si distinse come alfiere del purismo linguistico: secondo lui la lingua non doveva accogliere novità, e anzi la lingua perfetta, che doveva essere seguita era quella del Trecento. E non solo di grandi autori trecenteschi: fu un secolo d’oro in cui anche i documenti doganali e le minute commerciali mostravano una lingua eccelsa. (Pensiamo di sentire oggi un’affermazione del genere riguardo alla lingua di quattro-cinquecento anni fa, che effetto farebbe.)
Così lavorò alla cosiddetta Crusca veronese, un Vocabolario degli Accademici della Crusca riveduto e corretto con massicce inclusioni di oscuri vocaboli trecenteschi. Un’opera splendida se pensata come dizionario storico, che intendesse registrare significati di termini fuori dall’uso — ma se, come Cesari, si intende come opera normativa, che descrivesse come doveva essere la buona lingua nel momento in cui veniva pubblicata, si possono avere delle riserve.
Le ebbero anche non pochi suoi coevi — ma si distinse il classicista Vincenzo Monti (il traduttore omerico del “Cantami o diva del Pelide Achille...”), il quale a sua volta lavorò sul Vocabolario della Crusca, scrivendo un suo libro di proposte, e che irrise con ironia aspra Cesari e la sua Crusca veronese. Va bene riusare espressioni antiche di bellezza eterna, ma serve misura, non si può farcire la lingua di anticaglie da museo. In particolare, in lettere private, Monti apostrofò Cesari proprio con uno dei bizzarri termini trecenteschi recuperati nel lavoro di Cesari: grammuffastronzolo.
Si tratta di un epiteto che non rimane il più usato nella storia della nostra letteratura: descrive il grammatico pedante e da strapazzo, e nasce da ‘grammuffa’. Questa è un’alterazione scherzosa di ‘grammatica’ (che naturalmente fa aggio sull’associazione del gran sapere col muffito), e in espressioni come ‘parlare in grammuffa’, o ‘per grammuffo’, racconta un modo di esprimersi impenetrabile, con solennità magniloquente e magari latineggiante. La gratuità della composizione con l’affettuoso diminutivo ‘stronzolo’ chiude meravigliosamente il cerchio, ribaltando in un’ironia immediata e blandamente graffiante chi atteggia una gran levatura.
Certo, è una parola la cui notorietà specialistica si deve esclusivamente alla sua totale desuetudine, che ne ha invitato un uso per contrappasso. Ma proprio ripercorrendo gli argomenti di Monti, certe espressioni si possono recuperare con plauso: anche perché di grammuffastronzoli è pieno il mondo — ed è anche un’alternativa significativa all’epiteto di grammar nazi, dicitura inglese con cui negli ultimi decenni sono note le persone fissate in maniera pedante e superficiale con la correttezza grammaticale. ‘Grammuffastronzolo’ dovrebbe piacere di più anche a loro.