Hammam

Parole semitiche

ham-màm

Significato Bagno turco

Etimologia dall’arabo hammam, cioè ‘bagno’. Deriva dalla radice trilittera h – m – m, relativa al calore e che si lega a verbi col significato di scaldare, bagnare, lavarsi o anche aver la febbre.

Anche detto ‘il medico silenzioso’, l’hammam è un luogo dove è possibile svolgere una pratica igienica che è un vero e proprio toccasana per il corpo e per la mente. Esso nacque dall’incontro degli arabi con le thermae romane in terra siriaca: i latini dunque ispirarono gli arabi, i quali poi adattarono i bagni romani alle loro proprie necessità sociali e religiose. Ecco allora che i bagni arabi si strutturarono di quattro ambienti, sormontati tutti da quattro cupole, il primo dei quali è lo spogliatoio. La stanza che per i romani era il frigidarium divenne bayt al-barid (stanza del freddo), il tepidarium prese il nome di bayt al-wastani (la stanza di mezzo) ed il calidarium si denominò bayt al-sahhun (stanza del caldo).

L’uso dell’hammam divenne così imprescindibile per le civiltà musulmane che, si dice, la città di Baghdad ai tempi dei grandi califfati ne aveva non meno di diecimila. In una cultura in cui lo stato di purezza del corpo (ṭahāra) è obbligatorio prima di accostarsi alla preghiera – preghiera che va compiuta cinque volte al giorno (ṣalāt) – un sì alto numero di hammam per una sola città, sebbene si tratti certamente di un’iperbole da leggenda, non dovrebbe comunque stupire! L’importanza religiosa dell’igiene e della pulizia, sia fisica che spirituale, spiega perché molto spesso gli hammam pubblici si trovano vicino alle moschee: si permette così ai fedeli di usufruire dei bagni per la purificazione profonda del corpo e della mente prima di rendersi nel luogo di culto.

La parola hammam deriva dalla radice trilittera h–m–m, che sta ad indicare il calore, dando vita ad una famiglia di parole composta da tutto ciò che si può associare al caldo, dalla febbre al carbone, dall’essere arrabbiato all’essere pieno di ardore e passione. Ma si associa anche all’idea del fare il bagno (caldo).

Nell’hammam ci si immerge in ambienti in cui l’umidità raggiunge il 90% e le temperature variano tra i 45 e 60 gradi. Sebbene sia un uso tradizionale sviluppato in tutto il Medioriente, gli hammam più noti, forse per ragioni turistiche, sono quelli del Marocco. Dopo una passeggiata per le strette vie di Essaouira, ad esempio, ci si può rendere in uno dei numerosi hammam pubblici e vivere una bella esperienza. Si beve tè alla menta molto zuccherato, ci si riposa, ci si fa strofinare con un guanto di kassa, ricoprire di ghrassoul (un’argilla molto fine e benefica per la pelle) e lavare con un sapone viscido verde-nerastro, all’olio d’oliva. Nessuna parte del corpo, fatta eccezione per le pudenda, viene risparmiata: le orecchie, le ascelle, i piedi, i gomiti, la nuca, il cuoio capelluto… La pelle è strofinata con cura e forza, ripetutamente, anche con violenza, tanto da arrossarsi e bruciare leggermente. Ma è un dolore piacevole, che rinvigorisce.

Certo, anche in Europa, vista la grande moda dei centri benessere e delle spa, gli hammam sono molto diffusi, con un vero e proprio boom negli ultimi anni: ambienti raffinati con luci soffuse, musiche esotiche, profumi inebrianti e silenzioso staff che pratica massaggi rilassanti e delicati in discrete nicchie o cabine appartate.

Onestamente quanto di più lontano da un autentico bagno pubblico mediorientale.

Parola pubblicata il 25 Settembre 2020

Parole semitiche - con Maria Costanza Boldrini

Parole arabe, parole ebraiche, giunte in italiano dalle vie del commercio, della convivenza e delle tradizioni religiose. Con Maria Costanza Boldrini, dottoressa in lingue, un venerdì su due esploreremo termini di ascendenza mediorientale, originari del ceppo semitico.