Involare

in-vo-là-re (io in-vó-lo)

Significato Rubare, rapire; carpire; occultare

Etimologia voce dotta recuperata dal latino involare ‘volare dentro, piombare, rubare’.

La parola che ci si presenta può raccontarci significati diversi a seconda di come la interpretiamo, di come leggiamo i mattoni che la costituiscono, ma anche in base alle esperienze che ci sono collettivamente più comuni, o che popolano il nostro immaginario.
Ad esempio, non c’è un ‘involare’ solo.

C’è un ‘involarsi’ del tardo Settecento che significa ‘prendere il volo’. Legge il volo come una via che si alza, come qualcosa in cui si può figuratamente entrare: si può raccontare di come ci si perda a guardare gli aerei che s’involano; di come il ladro che si era spacciato per l’erede addolorato si sia involato oltremare con la valigetta coi gioielli della defunta contessa; di come s’involano i bei giorni, lasciando una traccia salda. Un involarsi che ci pare ricercato, interessante, derivato diretto di volo, e che però non è l’involare tradizionale.

Tradizionalmente il verbo ‘involare’, recuperato dall’involare latino (di significati molteplici), significa rubare, rapire — e con una certa destrezza. Con un cenno ti faccio voltare e ti involo l’ultima manciata di patatine fritte, tu con studiata sbadataggine mi involi l’accendino, le amiche involano subito la ragazza con cui avresti avuto piacere di parlare, la telefonata invola la pace della mia siesta. È un uso che pare un po’ strano, ma ha avuto una diffusione secolare e ampia: ciò che ci è distante oggi è il riferimento.

Siamo abituati a vedere un sacco di aggeggi, di animali, di gente che spicca variamente il volo; ma non siamo più così vicini agli uccelli rapaci (abbiamo involato l’habitat di tutte le altre creature del globo, e i nostri luoghi non sono più i loro). Non abbiamo in mente fresco e presente, pronto nell’immaginazione, il moto terribile, il tuffo del rapace, che piomba, che vola dentro la preda. Involare è esattamente un termine di caccia, che fa del fulmineo tuffo aereo un rapire, un rapinare, un rubare di destrezza somma, vellutata e rapace, tanto da diventare un carpire (ho involato qualche dato che non era stato divulgato) e perfino un occultare (per non complicare la situazione involo un dubbio che mi è venuto). Che eleganza formidabile, l’eleganza dell’osservazione poetica del mondo.

Il punto curioso, di convergenza fra gli involari, è che quando questo involare-rubare diventa un intransitivo pronominale, un involarsi, prende naturalmente il significato di sparire, di dileguarsi (‘rubarsi’, si potrebbe dire). Arriva l’amica a cui devo rendere un libro che però nel frattempo ho regalato a un’altra persona per far colpo, e m’involo; volevo fare una domanda alla professoressa ma si è involata senza che nessuno la vedesse; e lo zio vede che il vino buono s’è già involato e ne apre un altro. Il che è straordinariamente simile, infine, all’involarsi-prendere il volo, che spesso implica un certo sparire.

Una parola che merita qualche sperimentazione personale: ha una ricetta fatta di ingredienti semplici quanto possono esserlo l’in- e il riferimento al volare, ma schiude possibilità espressive davvero potenti.

Parola pubblicata il 13 Ottobre 2021