Ipotiposi

i-po-ti-pò-si

Significato Figura retorica che consiste nel descrivere qualcosa con grande evidenza e in maniera vivace

Etimologia dal greco hypotýposis, ‘disegno, abbozzo, esposizione sommaria’, composto di hypó ‘sotto’ e typôun ‘plasmare, abbozzare.

Anche se spesso non la riconosciamo come figura retorica, e anche se molti non ne conoscono il nome, l’ipotiposi è una delle risorse comunicative più apprezzate e gagliarde a disposizione di chi descriva qualcosa.

Il concetto che denota è semplice: consiste in una rappresentazione tanto vivace e immediata che subito ci si para davanti agli occhi dell’immaginazione. A questa definizione possiamo aggiungere che l’ipotiposi implica precipuamente una vivacità visiva, piuttosto che afferente ad altri sensi, e sferra una forza maggiore quando è agile e rapida: l’abbozzo - da cui etimologicamente scaturisce questo termine -, lo schizzo, spesso riescono in pochi tratti a comunicare un’intensità maggiore di quella di un disegno completo e perfetto. Il più delle volte, si concretizza in allegorie, metafore, similitudini, analogie. Ma facciamo un paio di esempi.

Fra le ipotiposi più celebri, antiche e belle della lingua italiana possiamo ricordare la descrizione che Dante fa, nel VI canto del Purgatorio, quando con Virgilio incontra Sordello da Goito, poeta mantovano (come Virgilio), che dapprima se ne sta in disparte solo osservandoli: Ella non ci dicëa alcuna cosa,/ma lasciavane gir, solo sguardando/ a guisa di leon quando si posa; lei - cioè l’anima - non ci diceva niente, ma ci lasciava andare, solo guardando come fa il leone quando si riposa. E proprio a noi, che abbiamo in mente mille e mille immagini di documentari del Serengeti, come può non venirci davanti tutta la gravità del leone che, stando disteso, spazia con lo sguardo nella savana? Un’altra eccezionale e altrettanto celebre è una di Carlo Emilio Gadda (una fra le centinaia di ‘Quer pasticciaccio brutto de via Merulana’) - che fra l’altro è l’ipotiposi di una particolare ipotiposi: Raccolte a tulipano le cinque dita della mano destra, altalenò quel fiore nella ipotiposi digito-interrogativa tanto in uso presso gli Apuli.

Inutile proseguire nell’elenco: in pratica ogni autore, da decine di secoli, cavalca l’ipotiposi. Ma quando, leggendo, ci si para davanti un’immagine e la sua evidenza e immediatezza e il suo vigore ci fanno fermare, sorridere e tornare indietro, è bello poter chiamare quella combinazione di parole col suo giusto nome.

Parola pubblicata il 31 Gennaio 2016