Nottetempo
not-te-tèm-po
Significato Di notte, durante la notte
Etimologia dalla locuzione latina noctis tempore.
- «È arrivata nottetempo con grandi notizie.»
Parola pubblicata il 25 Gennaio 2025
not-te-tèm-po
Significato Di notte, durante la notte
Etimologia dalla locuzione latina noctis tempore.
Parola pubblicata il 25 Gennaio 2025
La sua conformazione è di una sintesi e di un’efficacia stupende, eppure, anche se col nostro modo sbrigativo di considerare le parole di solito non ce ne accorgiamo, è di una bizzarria unica: in italiano di solito non formiamo le parole così.
Anche un modo desueto d’intenderla e usarla, ‘di notte tempo’, ha qualcosa che ci suona bizzarro. A ben sentire c’è qualcosa di strano nel dire che abbiamo agito di notte tempo, e non per il ‘di’, quanto proprio per quella che pare una mera giustapposizione fra ‘notte’ e ‘tempo’, con due sostantivi che vogliono farsi avverbio.
Il fatto è che si tratta dell’adattamento di un’espressione avverbiale latina. Il nostro nottetempo, che con i secoli si assesta in una forma univerbata, nasce per via popolare da noctis tempore — dal medesimo significato. Ecco, la sua stranezza sta nel fatto che conserva una forma antica, preitaliana. Con effetti molto particolari.
Non siamo davanti a una locuzione dotta, o particolarmente ricercata — il suo significato è piano, i suoi elementi dei più semplici, il suo uso molto diffuso. Ma non è nemmeno un modo di dire spicciolo: ci mostra una certa cura di pensiero e d’espressione, che trova una forma incisiva e tornita per un concetto ordinario. Già perché ad esempio invece di ‘nottetempo’ non ci sarebbe niente di più semplice che dire ‘di notte’.
È una parola che abita il meraviglioso crinale su cui s’incontrano il popolare e il fine. È una parola che la la premura del racconto — come quando narriamo chi è che nottetempo entrò nel castello, chi altro lasciò casa nottetempo. Un ‘di notte’ ci lascerebbe in bocca il sapore dell’informazione bigia e scarna, da cronaca, mentre il ‘nottetempo’ — per quanto in effetti non aggiunga proprio niente! — ci dà l’ampiezza del movimento celeste, dell’avvicendamento del dì e della notte, una dimensione di attesa e di durata. È meno banale di quel che pare, dire che fa della notte un tempo: è così che richiama la suggestiva vastità delle caratteristiche del tempo notturno, che in animo nostro è molto diverso dalla notte.
Così posso parlare del lavoro che ho terminato nottetempo, dei silenziosi movimenti fatti dalle piante nottetempo, di chi nottetempo è sgattaiolato dentro o fuori da camera nostra. E forse la cifra di questa parola, conservatasi come una formula di fiaba, è proprio l’appartenenza a una dimensione di racconto — allo spazio, alla pazienza e alle evocazioni della narrazione.