Pazziare

paz-zià-re

Significato Fare pazzie, comportarsi in modo strano; divertirsi follemente, giocare in maniera frenetica; scherzare

Etimologia da pazzo, di etimo incerto.

  • «Sono a pazziare giù in piazza, c'è la sagra.»

Le questioni più complesse sono spesso squadernate in bella vista con tutte le loro contraddizioni e incoerenze, serenamente accolte dalla saggezza della lingua. Ad esempio l’ambivalenza della pazzia vive in maniera del tutto pacifica fra una dimensione dissennata di alienazione e sventatezza e una di piena gioiosa libertà. Posso essere abbracciato nel mio essere pazzo di gioia, però se faccio qualcosa di sconveniente mi chiedi con preoccupazione se sono pazzo.

La piacevolezza del pazziare sta nell’equilibrio che trova in quest’antinomia.
È una voce napoletana accolta in italiano già all’inizio del Seicento, e dapprima si profila pianamente come un ‘uscire di senno’ un ‘far pazzie’, ma specie sotto l’influsso amoroso — e quindi già in una sfumatura smussata, in odor di metafora. In questo primo senso possiamo parlare dell’amica che pàzzia andando a concerti che prima avrebbe detestato pur di compiacere la sua nuova fiamma, dell’amico che pazzia tornando a fare le ore piccole a una certa età.

Ma soprattutto il pazziare ha acquistato una dimensione gaia, di divertimento. Si pazzia quando ce la spassiamo follemente, quando il gioco è frenetico — sono momenti di assorbimento in un dinamismo di gioia. Pàzziano i bambini al parco dopo la cena d’estate, il babbo pazzia con la sua bicicletta nuova, pazziamo in pista con la musica che ci travolge. Dopotutto spesso il divertimento e il gioco appaiono come un ‘fare stranezze’ — dal di dentro è limpido e spensierato, dal di fuori è bizzarro.

Il pazziare rispetta questa impenetrabilità, questo segreto, e perciò l’esalta. Qui sta la sua finezza di pensiero. Non tenta di descrivere l’azione in maniere didascaliche e vaghe (come quando si ricorre al divertirsi, al giocare) ma nemmeno tenta descrizioni di dinamiche per contro precise e strette (quale quella del ruzzare): riconosce l’incomprensibile fisiologico. E non è tutto.

La bizzarria del pazziare, così tanto agitata, sa anche prendere il respiro più moderato dello scherzare. C’è un divertimento frizzante, nel pazziare, e se lo incanaliamo in discorsi, in intenti scanzonati materialmente meno turbolenti, il risultato è la celia: la zia pàzzia su tutto, certe cose si dicono tanto per pazziare, e dietro tutto questo pazziare insieme si notano sentimenti e interessi.

C’è chi vorrebbe questo verbo derivato dal greco paízo, che in effetti significa ‘giocare, divertirsi’ — ma non è corretto. Una derivazione diretta da un termine greco così allegro e innocuo non è un’etimologia più nobile, anzi: proprio coi suoi natali di pazzia il pazziare ci testimonia la complessità del concetto, ci mostra quali frutti può dare.

Parola pubblicata il 29 Luglio 2023