Picchiatello

Parole d'autore

pic-chia-tèl-lo

Significato Stravagante, imprevedibile, un po’ matto

Etimologia diminutivo di picchiato, propriamente participio passato di picchiare, che ha un’origine onomatopeica. Usato per la prima volta nel doppiaggio del film È arrivata la felicità (Mr. Deeds Goes to Town), girato nel 1936 da Frank Capra e adattato in italiano da Tullio Gramantieri e Pio Vanzi.

Poche parole vantano una famiglia eterogenea come quella di ‘picchiatello’, nato dal matrimonio tra un gerarca fascista e un’affascinante attrice americana. Detto altrimenti, questa parola si trova all’intersezione tra due fenomeni linguistici all’apparenza opposti, che hanno lasciato tracce importanti – sebbene nascoste – nell’italiano di oggi.

Il primo è l’italianizzazione forzata, cavallo di battaglia del fascismo che tentò in ogni modo di eliminare le parole straniere e dialettali. Una decisione opprimente per tanti cittadini costretti, per esempio, a cambiare il nome di famiglia o quello del proprio comune, o ad abbandonare la propria lingua d’origine. In una certa misura, però, le leggi fasciste costrinsero anche a incrementare l’inventiva linguistica, con esiti talvolta comici (come il celebre Luigi Fortebraccio, alias Louis Armstrong), talvolta di duraturo successo, come ‘tramezzino’ o ‘pallacanestro’.

Anche il settore cinematografico ne fu influenzato, giacché Mussolini proibì di proiettare film stranieri in lingua originale. Questo fece divampare la pratica del doppiaggio che, sebbene produca spesso esiti mediocri (specie nella serialità televisiva), ha raggiunto in Italia punte di bravura eccezionali, sia da parte degli sceneggiatori che dei doppiatori.

Tra gli adattamenti più ingegnosi si conta quello di Mr. Deeds Goes to Town. Anzitutto il protagonista Longfellow (divenuto magicamente ‘Ariosto’) è soprannominato nell’originale ‘Cinderella man’ ma in italiano diventa ‘Cincinnato’: romanissimo nel significato, eppure abbastanza simile al suono originario.

Ancor più curiosa è la sorte di pixilated, epiteto scherzosamente affibbiato al personaggio, che si potrebbe tradurre con “stregato dalle fate” (pixie). In inglese la parola divenne nota proprio grazie a questo film e lo stesso accadde anche alla sua variante italiana, creata per l’occasione a partire dal participio ‘picchiato’ (giacché l’eccentricità è attribuita al fatto d’aver picchiato la testa, specie da piccoli).

Il termine è rimasto poi legato soprattutto ai personaggi di Jerry Lewis, ma ha spopolato anche nei cartoni per bambini; abbiamo infatti uno ‘scoiattolo picchiatello’ (Screwball Squirrel) e un più allusivo picchio Picchiarello (Woody Woodpecker).

Questo ci porta al secondo ramo della famiglia di ‘picchiatello’: l’influsso americano, mediato dal doppiaggio cinematografico. A ben guardare, infatti, l’italiano dei film doppiati è per molti aspetti un linguaggio a sé stante, soprannominato da alcuni ‘doppiaggese’.

Ha un suo lessico specifico, ricco di neologismi e purificato – almeno nel cinema classico – dalle parole più auliche e più volgari (si tratta infatti di una lingua media, con scarsa differenziazione di registri). Inoltre ha una propria sintassi, che spesso prende forme artificiose nel disperato tentativo di adeguarsi ai movimenti labiali degli attori.

Ed entrambi, lessico e sintassi, sono fortemente influenzati dalle strutture inglesi, che per questa via sono irresistibilmente entrati nella lingua comune. In effetti molte espressioni che oggi ci appaiono normalissime sono, in realtà, dei calchi dall’inglese: «batti il cinque», «non c’è problema», «non ci posso credere», «essere al posto giusto al momento giusto»…

Morale della favola: proprio le misure introdotte da Mussolini per difendere l’autarchia linguistica hanno aperto la porta a una cascata di anglicismi così ben mimetizzati che tutti li usiamo senza accorgercene! Il che dice molto sulla futilità delle guerre linguistiche, ma anche sulla capacità della lingua di trasformarsi continuamente, assorbendo gli influssi più diversi e usando i limiti come opportunità di nuove creazioni, come nel caso del nostro simpatico ‘picchiatello’.

Parola pubblicata il 26 Luglio 2021

Parole d'autore - con Lucia Masetti

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