Salico

sà-li-co

Significato Relativo ai Salii; per ‘legge salica’ s’intende una compilazione merovingia a cui si attribuisce il criterio di esclusione delle donne dalle successioni al trono

Etimologia voce dotta recuperata dal latino tardo Salicus, da Salii, gruppo dei Franchi stanziato presso il mare.

  • «Fu esclusa dal trono in virtù della legge salica.»

Che parola misteriosa…! Non tanto nei suoi usi — anche perché in effetti dovremmo parlare del suo uso (praticamente unico) in riferimento alla famosa legge salica, quella che dispone l’esclusione dalla monarchia delle donne della famiglia reale e della loro discendenza. Piuttosto è misteriosa perché il sale del suo riferimento originario sfugge (e in effetti sfugge anche la collocazione originale di questa norma). Insomma, che roba è il salico?

‘Salico’ è un aggettivo dal significato lineare: proprio dei Salii. Fine.
Ah, no: chi sono i Salii?
Sono i Franchi. In particolare i Franchi Salii erano uno dei due gruppi principali dei Franchi (l’altro era quello dei Ripuari), che abitava vicino al mare, fra Belgio e Paesi Bassi.

Ora, questo riferimento etnico ha conservato una certa rilevanza perché è legato alla prima pietra di una delle esperienze monarchiche più celebri del mondo — e si sa che, nelle faccende di nobiltà, l’antichità è tutto. Al gruppo prestigioso dei Salii apparteneva infatti la dinastia merovingia, la prima dinastia monarchica francese (siamo nel V secolo). Teniamo presente questa eco di prestigio (ci servirà più avanti) e proseguiamo.

Fra V e VI secolo Clodoveo, re merovingio e quindi salico, decise di mettere nero su bianco qualche legge — di quelle pratiche, dal forte gusto germanico, del genere dell’Editto di Rotari longobardo (faide diciamo di no, meglio pene pecuniarie variabili, mazzuolate di diritto e morte in certi casi che non riguardano uomini liberifranchi, alla lettera). Questa è la legge salica originaria, il Pactus legis Salicae, che verrà via via emendata, tant’è che la ritroviamo applicata e riformata fino a Carlo Magno. Ma dove leggiamo la disposizione che la corona non spetta alle donne, e che quindi per la successione al trono sia da preferire qualunque tizio raccattato da un ramo cadetto invece che una figlia di re?

Se cerchiamo una disposizione del genere nella legge salica non la troviamo. C’è qualche norma successoria, peraltro parziale e ampiamente da interpretare, che riguarda la successione di terreni, ma insomma. È piuttosto per tradizione che questa norma sulla successione al trono si fa risalire alla legge salica, specie nel medioevo più avanzato — nel Trecento in Francia non si contano le successioni contese in punta di legge salica, che è perfino uno dei fattori dello scoppio della Guerra dei cent’anni.

La dinamica è semplice: si cita una legge come atavica, portatrice del nome dei primi più celebri regnanti d’Europa, per affermare qualcosa che in realtà da quei secoli bui non arrivava in quei termini e che piuttosto torna comodo oggi — quale che sia l’oggi. Metter in bocca un proprio criterio a Clodoveo, che comodità! Anche il pedigree delle leggi può essere addomesticato per farle più nobili di quel che sono, non solo quello degli esseri umani. Ad ogni modo il criterio di questa legge mistificata ebbe gran successo (vige ancora nel fiorente regno del Liechtenstein, ed è stato vigente anche nel Regno d’Italia), ma un successo non universale. Probabilmente le prime teste coronate britanniche che ci vengono in mente sono femmine, non maschi, e poco è importato il travisamento d’intenti d’ordine di un re barbaro della tarda antichità.

Parola pubblicata il 12 Novembre 2023