Magno

mà-gno

Significato Grande

Etimologia dal latino magnus ‘grande’, di origine indoeuropea.

Uno dei più famosi aggettivi letterari della nostra lingua. Nonostante il sapore decisamente antico, è presente, noto — e anche usato — nelle formule, nelle parole e nei nomi tradizionali che lo contemplano, così come quando si vuole scimmiottare una lingua arcaica, latineggiante, di caricatura pomposa.

Alessandro Magno, Carlo Magno sono fra le figure storiche più conosciute e popolari della narrazione occidentale — e fin da bambini ci viene detto che quel ‘magno’ vuol dire ‘grande’, e che anzi magnus voleva dire ‘grande’ in latino; analogamente veniamo edotti sulla Magna Grecia. E sappiamo che l’espressione «in pompa magna» identifica un grande sfarzo (quel ‘magna’ è trasparente, piuttosto è impervio il ‘pompa’, termine desueto per descrivere una dimostrazione di magnificenza e ricchezza), e la dignità dell’aula magna si è normalizzata. Poi magari la collega burlona esordisce papalmente dicendo che ci deve dare con magno gaudio una grande notizia, l’amico ci invita a visitare i suoi magni possedimenti in campagna — poco più di un’aia.

Una vita ben limitata per una parola il cui antecedente latino è stato a dir poco dominante. Molte persone si sono domandate come è che il magnus abbia ceduto completamente il passo al grandis, e quindi nelle lingue neolatine il grande e i suoi omologhi si siano affermati completamente sul magno e i suoi omologhi — e le risposte ci sono. La pietra miliare sull’argomento resta l’articolo Una lotta di parole: magnus e grandis, di Angela Castellano (Archivio Glottologico Italiano, 46 del 1961).

Semplificando una questione complessa, magnus in latino è da sempre il termine più generico, ampio, versatile, e considerato più adatto alla lingua letteraria, e ha evidenti collegamenti indoeuropei — mentre grandis nasce misteriosamente in una prospettiva agricola, indicando un grande vivente, che cresce. Si guadagna lentamente e con evidenti riserve un primo spazio verso l’astratto (peraltro pare che in questo abbia avuto un ruolo primario Cicerone), mentre il magnus si fa sempre più sfumato nei suoi significati — tanto che per essere chiaro in modo ricorrente si trova ad essere accompagnato ad altri aggettivi, che intensifica (a titolo d’esempio tradotto: magno e ricco, magno e brillante).

Già nel II secolo d.C. il magnus era salito a un empireo da titolo onorifico, protocollare, sempre più sconnesso, sempre meno incisivo — tanto da lasciare spazio a vivaci sperimentazioni di grandis, dapprima ruvide e ardite, poi sempre più normali. Finché grandis (nel IV secolo d.C.) non acquistò tutta l’ampiezza d’uso che era stata del magnus, ormai ridotto a quel reverendo fossile che ancora oggi, con simpatia e con rispetto, riconosciamo nel magno.

Parola pubblicata il 25 Febbraio 2021