Scorrazzare

scor-raz-zà-re (io scor-ràz-zo)

Significato Correre, andare di qua e di là; dedicarsi a interessi diversi senza approfondimento

Etimologia derivato di correre, con prefisso intensivo s- e suffisso -azz-are.

Sì: lo ‘scorrazzare’ non ci racconta un atto particolarmente elegante, né altero. Ma chi volesse vedere in questa parola un tono spregiativo (complice quel suffisso -azz- che precede quello verbale) dovrebbe fare i conti con la descrizione di una realtà per molti versi luminosa, gradevole e libera.

Andare qua e là correndo. Senza grande costrutto, specie per gioco. Scorrazzano i bambini nel piazzale lanciandosi la palla, la cagnolina non vede l’ora di essere sganciata dal guinzaglio per scorrazzare a suo talento, e i motociclisti scorrazzano con piacere fra gioghi e valichi. Quel suffisso -azz- dà allo scorrazzare un preciso valore spaziale. Senza, diventerebbe uno scorrere, che come il correre da cui tutto comincia ha una direzionalità forte. Invece questo -azz- conferisce al verbo un’intensa indeterminazione proprio a livello spaziale: è il profilo che troviamo nello svolazzare, e forse anche nello scopiazzare.

Chi scorrazza non corre meno forte, solo non ha il proposito di raggiungere una meta finale precisa. Si vede anche nello scorrazzare dell’eclettico, che si dedica a studi e interessi disparati senza fermarsi troppo nell’approfondimento: posso scorrazzare nella storia medievale e moderna, e poi scorrazzare fra intaglio del legno e lavorazione della creta; diverse persone scorrazzano fra corsi di laurea. In poche parole?

Il correre qui s’impasta di cambi di direzione attenti a ogni stimolo, ma permanenti nella continuità della corsa. Lo scorrazzare — colorita trovata Cinquecentesca — ha la preponderante gioia del correre per il correre, senza direzione né competizione; certo un tempo, meno amabilmente, si diceva ‘scorrazzare’ anche quello degli armati che facevano scorrerie — ma anche lì c’era una raggelante, bestiale euforia.

Insomma, è una risorsa brillante, forte e accessibile, che senza affettazioni descrive un muoversi che è sempre libero, e a volte felice.

Qualcuno noterà, sui dizionari, che lo scorrazzare transitivo può anche essere un ‘accompagnare in giro’: scorrazzo volentieri gli ospiti in visita da me. Altri direbbero, piuttosto, ‘scarrozzare’, recuperando l’immagine del portare in giro in carrozza. Ma insomma, il currere latino pare sia imparentato nella grande famiglia indoeuropea col carrus mutuato dai Galli; non sarà un legame fresco, ma queste sovrapposizioni fanno sorridere.

Parola pubblicata il 09 Dicembre 2019