Scorticare
scor-ti-cà-re (io scòr-ti-co)
Significato Togliere la pelle ad animali uccisi; abradere, lacerare leggermente la pelle; far pagare a caro prezzo; esaminare con estrema severità
Etimologia dal latino tardo excorticàre ‘scortecciare’, derivato di còrtex, ‘corteccia’ , con prefisso ex-.
- «Il servizio è stato ottimo, ma mi hanno scorticato.»
Parola pubblicata il 03 Gennaio 2025
In tante parole conserviamo una traccia forte del rapporto stretto che abbiamo avuto collettivamente con gli alberi. Oggi è un rapporto senz’altro meno privilegiato, ma ecco, la loro forma e la loro materia sono da sempre un punto di riferimento linguistico centrale — ne sia riprova che la ‘materia’ stessa, con tutto il suo portato fisico e filosofico, in origine è il legno.
Gli alberi hanno la corteccia — rilievo semplice. Però la presenza di questo strato esterno che in molti casi è facile da togliere, o anzi va tolto, o che nella sua abrasione porta traccia di presenze animali importanti, resta figura di altri strati esterni più delicati e vitali, e la rottura della sua integrità prende un respiro ampio. Lo fa nello scorticare.
È una parola che ci arriva per via popolare a partire da un excorticare del latino tardo, un chiaro derivato di cortex, che è appunto ‘corteccia’. Questa speciale vocazione al taglio di questa porzione si riconsoce nella sua derivazione dalla radice indoeuropea ricostruita in ipotesi come kert-, che è proprio un ‘tagliare’, e che secondo forme lievemente diverse ci conduce a parole materiche particolarmente importanti e in certi casi prossime a ciò di cui parliamo: di qui la porzione della cena, di qui la carne stessa, di qui il cuoio e di qui il coltello.
Scorticare in italiano non si riferisce praticamente mai a un albero — per dire ‘togliere la corteccia’ si deve usare lo scortecciare, che peraltro ha comunque una bella ampiezza figurata. ‘Scorticare’ è togliere la pelle. Lo è in maniera operativa, metodica, e perciò con una misura cruda, quando si riferisce allo scuoiare, al togliere la pelle a un animale; ma in maniera più spicciola è un abradersi la pelle in maniera relativamente leggera — il bambino si ripresenta allegro e con le ginocchia scorticate, io senza guanti mi sono scorticato un po’ le mani.
Ma la sua dimensione metodica del togliere la pelle si presta anche a un’altra estensione figurata: ci scorticano al ristorante più caro di quanto pensassimo, quel fabbro è bravo e veloce ma puoi aspettarti di essere scorticato. Lo scorticare qui è chiedere prezzi fuori misura, lasciando men che nudi e infliggendo un danno e un dolore ultimi, come togliendo anche la pelle. E ancora, mi ha chiesto ragione delle mie azioni con domande da scorticarmi, e naturalmente ci scorticano all’esame per cui abbiamo studiato poco. Qui lo scorticare si fa esame rigoroso e severo — vediamo il sistematico movimento della punta del suo coltello.
Certo, in tutte queste accezioni sembra accompagnare in maniera ordinata lo stesso verbo ‘spellare’. Ma il richiamo alla corteccia è più intenso. Dando durezza e rigidità alla pelle che considera, trasforma l’evento e l’opera dando loro una forza, diciamo pure una violenza che lo spellare, col suo riferimento più epidermico e delicato dispiega in misura minore. Tant’è che con lo scuoiare, pur rimasto in un reame di concretezza, in quanto a durezza rivaleggia.
Le parole che parlano dei corpi sono parole antiche e potenti; quelle che parlano di noi attraverso gli alberi non lo sono meno.