Spicilegio
spi-ci-lè-gio
Significato Spigolatura del grano; raccolta di osservazioni o di testi scelti, antologia
Etimologia voce dotta, recuperata dal latino spicilegium ‘spigolatura’, composto di spica ‘spiga’ e dal tema di légere ‘raccogliere’.
Parola pubblicata il 17 Aprile 2019
A guardare tanti dizionari si potrebbe intendere che ‘spicilegio’ è sinonimo di ‘antologia’ e di questo accontentarsi. Ma sarebbe un errore, perché innanzitutto lo spicilegio non è solo un’antologia di quelle che intendiamo di solito, e anche quando lo è è un tipo molto particolare di antologia.
Come il ‘florilegio’ ci parla di un ‘raccogliere insieme’, in virtù di quel légere, enorme verbo latino che ha, fra gli altri significati ma prima di ogni altro, anche quelli di ‘cogliere, raccogliere’. Se nel florilegio si raccoglie il meglio, i fiori (in un’immagine che ricalca quella greca dell’antologia, anch’essa letteralmente una raccolta di fiori) lo spicilegio è una raccolta di altro - e per capirne il senso sottile si deve aver presente che cosa sia la spigolatura.
La spigolatura non è la raccolta del grano: è la raccolta di ciò che resta sul campo dopo la raccolta del grano, spighe sparpagliate e sparute che in un passato di dignitosa povertà non si poteva pensare di abbandonare dov’erano cadute. E lo spicilegio è una voce dotta, ripresa dal latino nel XVI secolo, che proprio dal latino trae il primo significato di ‘spigolatura’. Non davvero una prospera raccolta di fiori.
Lo spicilegio non è la raccolta del meglio, non è un best of come spesso vogliono essere le antologie, o una selezione rappresentativa di un tutto; è una raccolta di ciò che altri hanno trascurato, omesso - e questo significato va colto in senso ampio. Può essere uno spicilegio il lungo articolo di critica che lo storico pubblica riguardo a un romanzo interessante ma ricco di inesattezze, l’economista stila uno spicilegio delle falle di un bilancio, l’editore riesce a comporre un accurato spicilegio di opere inedite dell’autore celebre.
Lo spicilegio ha il gusto di una miscellanea minuta, che parla in seconda battuta o mette insieme seconde scelte - obiettando incongruenze, riprendendo i bandoli sciolti, notando ciò che non è stato notato. Un lavoro faticoso, ci si china e alza in continuazione sotto al sole, e non per prendere a mani piene ma stelo a stelo. E va notato: è un lavoro intelligente, erudito. In modo più suggestivo che rigoroso, qualcuno ha avanzato l’idea che la civetta fosse il simbolo della dea Atena, antica dea greca della saggezza e del diritto, perché esce alla fine del giorno, a fatti conclusi, quando si può riflettere con cognizione. E le seconde passate sono passate di riflessione.
Una parola potente, e di raffinatezza esemplare.