Stranguglione

stran-gu-glió-ne

Significato Senso di soffocamento e singhiozzo per aver mangiato troppo o troppo in fretta; adenite equina, tonsillite

Etimologia da strangolare, che attraverso il latino strangulare viene dal greco strangalân, derivato di strangále ‘laccio’.

A volte avvicinandoci a una parola dobbiamo lasciar perdere l’interrogatorio “Chi sei? Che vuoi dire?” perché ampia parte del suo senso e della sua usabilità vive non in una progressione razionale di significati, ma in un’impressione. Va detto che un salvacondotto del genere può essere accordato solo a parole straordinarie — come questa.

A leggere sui dizionari, lo stranguglione ci è notissimo: è il senso di pesantezza o addirittura di soffocamento dato dal mangiare troppo o troppo rapidamente — e si può anche manifestare col singhiozzo. Quindi possiamo dire di avere gli stranguglioni alle 15 del 25 dicembre, o alla fine del formidabile buffet, così come dopo la solita colazione consumata in quaranta secondi netti. Ma non dobbiamo pensare di essere davanti a un significato circoscritto e limitato.

Trabocca nel singhiozzo dato dal pianto e dal riso: ci prende uno stranguglione nell’acme drammatica del film e durante lo spettacolo comico. Si allarga a indicare il boccone che fa fatica ad essere ingurgitato, e parliamo quindi dei due stranguglioni che riusciamo a tirare giù del pasticcio arido della zia (“Che buono!”), o della leggendaria varietà della farinosissima pera strangugliona — chissà perché non la troviamo al supermercato?

L’origine di questo termine pare raccontare sia una malattia del cavallo — l’adenite equina — sia la tonsillite umana, che fa sempre parere di avere qualcosa a mezzo da ingoiare (che sensazioni soffocanti dia l’adenite equina va chiesto al cavallo). Del suo etimo si può evidenziare poco, tranne la parentela con lo strangolare.

Si può aggiungere anche il figurato ‘boccone amaro’ — c’è da far buttare giù alla famiglia in cui son tutti notai da quattrocento anni lo stranguglione che io voglia fare lo chef; e anche il coacervo indigesto di nozioni poco cotte — per cui mi preparo all’esame ingerendo uno stranguglione di nozioni enigmatiche.

Non è sorprendente che una parola così forte e antica (si trova già in Boccaccio) continui a trovarsi usata. Dopotutto, non è una di quelle che richiede una padronanza sopraffina, una limpida comprensione; richiede solo la lussuria di voler chiamare con un nome così stretto e gorgogliante una galassia approssimata di stati strozzanti.

Parola pubblicata il 05 Febbraio 2022