Colazione

La strana coppia

co-la-zió-ne

Significato Primo pasto del mattino; pranzo

Etimologia attraverso l’antico francese colation, dal latino collàtio ‘raccolta’, propriamente ‘il mettere insieme’, da collàtum, participio passato di cònferre ‘portare insieme’.

Il parcamente cibarsi fuor del desinare, e della cena, come è l’Asciolvere della mattina, la Merenda del giorno, e il Pusigno dopo cena.

A leggere la voce colazione – o colezione, come si diceva un tempo – nell’edizione settecentesca del Vocabolario della Crusca si resta un po’ interdetti: la colazione non è una ma trina, uno spuntino fatto a qualsiasi ora; in più, a parte la familiare merenda, le altre ci suonano decisamente peregrine. A guardarle più da vicino, in realtà, si rivelano banali: pusigno deriva da un ipotetico latino volgare postcenium, ‘dopocena’, mentre asciolvere viene da absolvere, ‘sciogliere’ (il digiuno). E anche la colazione come generico spuntino ci suona meno strana se consideriamo che precisamente questo significano collation in inglese e francese e colación in spagnolo. Ma partiamo dall’inizio.

Casella del “Via!” è stavolta il latino collatio, derivato da collatus, participio passato di conferre (cum ferre), letteralmente ‘portare insieme’ e quindi conferire nelle accezioni di attribuire, contribuire e discorrere, oltre che raccogliere, riunire e paragonare. In àmbito monastico, la collatio era una particolare riunione serale (tra vespro e compieta) durante la quale venivano letti e commentati brani di testi edificanti, massime le Collationes patrum (Conferenze dei padri) di Giovanni Cassiano, testo ritenuto da san Benedetto – e molti dopo di lui – fondamentale per la formazione spirituale dei monaci. Dal titolo di quest’opera, pare, presero il nome tanto la riunione quanto il pasto – la colazione, appunto. Ma che c’entra la lettura di testi religiosi col mangiare?

Il fatto è che i monaci avevano col cibo un rapporto alquanto travagliato: nei giorni di digiuno – piuttosto frequenti durante l’anno – non veniva consumata la cena; si capisce, quindi, la necessità di piccole deroghe per ingannare la fame, e ciò avveniva in particolare subito dopo la collatio, quando ai monaci era concesso un pasto frugale. Così il nome del pio convegno si trasferì allo spuntino che lo seguiva, e infatti un tempo tanto l’italiano colazione quanto collation in inglese e francese e colación in spagnolo significavano proprio «leggera refezione nei giorni di digiuno».

Ancora oggi, peraltro, i nomi della colazione in diverse lingue europee ci parlano di interruzione del digiuno: l’inglese breakfast (break ‘rompere’ fast ‘digiuno’), nonché lo spagnolo desayuno e il francese petit-déjeuner, entrambi derivati da un ipotetico latino parlato disieiunare (rompere il digiuno). E non basta: il déjeuner (senza petit) in francese è il pranzo, e la cena è il dîner (in antico francese disner, da cui anche l’inglese dinner), anch’esso derivato da disieiunare, che ovviamente ha dato luogo anche a desinare.

Manca l’ultimo tassello: quand’è che la nostra colazione, da spuntino fatto a qualunque ora, è diventata prima colazione? In realtà, attestazioni di ‘prima colezione’ (o ‘collazione’, o ‘collezione’) per riferirsi al primo pasto del mattino si trovano già nel Trecento, ma solo nell’Ottocento ‘colazione’, senza specificazioni, si affermò definitivamente nel senso attuale. E allora perché continuiamo a chiamarla prima? Per l’uso di un tempo, specie negli alberghi, di chiamare il pranzo ‘seconda colazione’ e la cena ‘pranzo’; senza contare il famoso logorio della vita moderna, con il pranzo sostituito da una frettolosa ‘colazione di lavoro’. Se poi aggiungiamo la moda recente dei locali che offrono la colazione ad ogni ora, anche dopo cena, eccoci tornati al multi-colazionico punto di partenza. Corsi e ricorsi storici, soggiungerebbe Giambattista Vico, cappuccino in mano, addentando una sfogliatella.

Parola pubblicata il 16 Marzo 2021

La strana coppia - con Salvatore Congiu

Parole sorelle, che dalla stessa origine fioriscono in lingue diverse, possono prendere le pieghe di significato più impensate. Con Salvatore Congiu, insegnante e poliglotta, un martedì su due vedremo una di queste strane coppie, in cui la parola italiana si confronterà con la sorella inglese, francese, spagnola o tedesca.