Subbuglio

sub-bù-glio

Significato Scompiglio, agitazione

Etimologia dal latino tardo subbullire ‘sobbollire’, derivato di bullire ‘bollire’, con prefisso sub-.

Anche questa parola ci mette davanti alla raffinatezza di una sfumatura cotta attraverso lunghi secoli di uso — e anche se adesso è un uso distratto e in prevalenza preconfezionato resta brillante e piacevole.

Fra calma piombata e agitazione frullante c’è un ventaglio molto dettagliato di gradazioni, ed è proprio di una di queste gradazioni che ci parla il subbuglio — piuttosto spinta sull’agitazione ma fino a un certo punto. Ci sono alcuni esempi d’uso che sono i più classici: c’è la partita e la città è in subbuglio, aspettando i parenti la casa è in subbuglio, quel bacio sulla guancia mi fa andar via col cuore in subbuglio, e non dovevo ririservirmi di dolce, ho lo stomaco in subbuglio.

Sono tutti tipi di un medesimo scompiglio, anche piuttosto acceso: ma la città in subbuglio non è paralizzata da barricate in fiamme, la casa in subbuglio non ha i cuscini squarciati e tutti che gridano scagliando sedie e cassetti, il subbuglio del cuore non mi lascia né prostrato né matto, e se lo stomaco è in subbuglio tendenzialmente non servono né ambulanze. Naturale: il subbuglio infatti è letteralmente un ‘sobbollimento’. Quando facciamo sobbollire brodi e umidi, la fiamma sotto non è aperta al massimo; non si creano in superficie grandi bolle esplosive, sotto la superficie non ci sono rimescolamenti violenti, né i vapori sferzano qua e là le loro spire. Ed ecco il bandolo del subbuglio.

C’è un alto calore e un certo moto: la città in subbuglio ha un gran traffico, tanta gente con forti sentimenti che l’affolla, magari ci sono anche proteste e tafferugli; nella casa in subbuglio c’è un gran via vai, scrosci e acciottolî di stoviglie, domande e risposte vociate; il subbuglio del cuore dopo il bacio mi fa traboccare, trasognato, in un turbinìo di pensieri e immagini, e mi lascia disordinato; il subbuglio dello stomaco rotola in qualche gorgoglio e fa patire dei fortori forse anche qualcosa di peggio — a cena solo una mela. Un disordine accalorato.

Capire una parola, spesso, è capirne il grado; il subbuglio ci significa un grado di agitazione attraverso una metafora di poesia alta che si affaccia all’orlo della pentola, impercepibile come tale perché troppi dei nostri avi sono nati e morti usandola come normale. Figuriamoci, è una parola che si presenta nella nostra lingua nel Trecento, ma prima che la sua grafia si stabilizzi in ‘subbuglio’ si deve aspettare l’Ottocento inoltrato (segno, forse, che non è stata una parola considerata come molto interessante, se ci siamo accontentati di usarla come capitava senza dover convergere presto su una convenzione). Ma risalendo c’è sempre una meraviglia intelligente da scovare.

Parola pubblicata il 11 Dicembre 2019