Sugo
Alessandro Manzoni, le parole
sù-go
Significato Liquido che si produce nella cottura delle vivande; condimento; idea fondamentale; gusto, soddisfazione
Etimologia dal latino sucus ‘sugo, succo’.
- «Capisco che ti piaccia, ma non ci trovo sugo.»
Parola pubblicata il 28 Maggio 2023
Alessandro Manzoni, le parole - con Lucia Masetti
Il 22 maggio 2023 ricorrono i 150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni, celeberrimo, odiosamato gigante della nostra letteratura. L’impatto della sua opera sulla lingua italiana ha un rilievo con pochi paragoni: lo raccontiamo in sette parole — un dizionario minimo manzoniano, un piccolo safari nei 'Promessi sposi'.
In latino c’è solo il sucus. Ma per noi i suoi due figli, il sugo e il succo, sono tutt’altro che cloni: vivono vite differentissime, e anche quando frequentano gli stessi discorsi si comportano in maniera diversa.
Specialmente, il succo è spremuto o centrifugato, è una parte liquida che si porta fuori l’essenza di frutta, verdura — si separa da ciò che lo produce e si serve anche da solo. Il sugo, invece, è il complesso risultato di preparazioni culinarie, espressione di ingredienti e reazioni chimiche attentamente seguite; può anche contribuirvi un’uscita di succhi da ciò che si lavora, ma spesso è altro rispetto alla pietanza che accompagna.
Senza discettare troppo sulla differenza materiale fra sugo e succo, osserviamo quella figurata: parlare del succo della vicenda ha un che di essenziale, sbrigativo, che puoi tirar giù senza perdere tempo. Invece il sugo della vicenda è più vicino al suo buono che al suo succo. Il sugo di una vicenda non è l’essenza, non è il centro, ma è ciò che la rende gustosa, ciò che la rende interessante, ciò che la condisce e che le dà un certo carattere. Non diremmo che il sugo di pomodoro è l’essenza della pasta al pomodoro, però possiamo dire che la definisce, è ciò che ne costituisce l’odore e l’idea fondamentale. Il sugo della storia non è un nucleo sbrigativo da tracannare, è una base che contiene il bello, il ghiotto, il sensato.
Dopotutto, se smettiamo di seguire una serie perché ci si trova poco sugo, è perché il sugo ha una precisa dimensione di soddisfazione e gusto.
No, non è la morale della favola. È qualcosa di molto più concreto, inseparabile dalla pasta della vita. Non è neppure un riassunto, come quelli che infestano le edizioni scolastiche dei Promessi sposi; altrimenti sarebbe, semmai, un “succo”, che impone giusto la fatica della spremitura. Il sugo è tutt’altra cosa: chiede un tempo di cottura e l’abilità di combinare i vari ingredienti.
Noi italiani lo sappiamo bene: è il sugo che definisce l’identità specifica di un piatto e che, al contempo, lo inscrive in una tradizione antica. Dunque il sugo della storia è, in pratica, ciò che le dà sostanza e gusto. È il suo senso più profondo, quello che la muove, la rende unica e la fa amare.
C’entra poco, insomma, con la cantilena moralistica di Renzo, che ricorda fin troppo il modus vivendi di don Abbondio: starsene in pace curando i fatti propri. Peraltro, osserva Lucia, è una strategia che non funziona, perché i guai arrivano lo stesso.
Va detto che il desiderio di Renzo è assolutamente comprensibile: lui vuole una ricetta. Una sequela di consigli puntuali, che basti eseguire a puntino. La vita, però, è troppo complessa per le ricette. L’unica è mettersi a fare il sugo, e a farlo insieme (perché le verità più preziose si trovano solo in “un lungo cercare insieme”). Prendere i giorni, belli e brutti, pestarli come pomodori, e lasciarli cuocere per farne il nutrimento di una “vita migliore”; che è, sì, la vita dopo la morte, ma anzitutto la vita su questa terra.
“Sentir e meditar” era l’esortazione che un giovanissimo Manzoni intonava nel carme In morte di Carlo Imbonati: vivere il tempo con tutta la pienezza dell’emozione e poi meditarci su, lasciarlo sobbollire. Non per nulla i Promessi sposi definiscono il cuore umano un “guazzabuglio”, letteralmente il brodo che bolle in pentola: è lì che, lentamente e nascostamente, cuciniamo il nostro sugo.
Ed è così che i due sposini arrivano a una conclusione che può parer banale, ma nella quale la loro storia riacquista, invece, profondità: da un lato il mistero di un Male imprevedibile, dall’altro la fiducia in un Bene che è sempre presente e che può, in ogni circostanza, essere scelto.
Non è un sugo particolarmente raffinato, ma è saporoso come quello delle nonne: ti lascia in bocca il gusto di un’esistenza ricca di significato e di speranza. E insieme il desiderio di concentrare la tua vita in un sugo di pari sapore.