Tramestio

tra-me-stì-o

Significato Movimento disordinato di cose e persone, e il rumore che ne nasce

Etimologia da tramestare, toscanismo col significato di ‘rimescolare’, derivato di mestare ‘agitare mescolando’ — a sua volta dal latino miscère attraverso l’ipotetica forma parlate mixtare — col prefisso tra-.

Il verbo ‘tramestare’ ha il sapore di un toscanismo; invece il tramestio che ne deriva (quattrocentesco) ha saputo rivestirsi di panni nazionali – e ci offre uno strumento descrittivo magnifico.

Il tramestio descrive il movimento e il rumore di un rimescolamento. Il perché è semplice: ‘tramestare’ significa ‘rimestare, rimescolare’ – il suo ‘mestare’ è quello del mestare nel torbido, del mestatore e del mestolo, e quindi un ‘agitare mescolando’. Ma nel tramestare questo rimescolamento non è necessariamente liquido, anzi mostra una complessità straordinaria nel tessuto disordinato di movimenti, sensazioni e suoni che evoca. Quel prefisso ‘tra-’ — con una sintesi stupefacente — descrive proprio un’azione che si compie in un in mezzo eterogeneo, confuso, fra cose diverse.

È un tramestio quello che si sente quando la zia rovista fra i bauli della soffitta in cerca del barometro del nonno (ma che ci vuole fare?), nel cortile giocano a pallone e c’è un gran tramestio; nelle siepi, al passaggio del cane, si sente un tramestio di topi in fuga, e dopo un paio di curve, dal portabagagli in cui avevamo disposto bene bottiglie e vassoi, inizia a venire un tramestio poco rassicurante.

Con uno spirito artistico da direttore della fotografia, il tramestio inquadra il moto di una congerie di cose, animali, persone che (in modo più o meno concreto) si agitano ricadendo le une sulle altre come una caponata in un padellone, con rumori propri, secchi, tintinnanti, vocianti, sordi, fruscianti.

Una risorsa formidabile, anche in virtù di un suono che, se non è davvero onomatopeico, riesce a rendere un’impressione di complessità disordinata, ruvida ma sciolta.

Parola pubblicata il 05 Febbraio 2021