Tritono
trì-to-no
Significato In musica, intervallo (distanza tra due suoni) di quarta aumentata, formato dalla somma di tre toni interi
Etimologia composto in cui la prima parte è formata da tri-, conio moderno greco-latino che significa ‘tre, triplice’ dal latino trī-, antica variante del neutro tria ‘tre’, e dal greco tri- ‘tre’. La seconda parte, -tono, è un prestito del latino tonus ‘tensione di una corda; accento; intervallo fra due note; chiaroscuro’, dal greco tónos ‘tensione’.
- «Il tritono di una sirena di soccorso squarciava l’aria.»
- «Un tritono ossessivo accompagnava l'inquietante rito ancestrale.»
Parola pubblicata il 24 Luglio 2022
Le parole della musica - con Antonella Nigro
La vena musicale percorre con forza l'italiano, in un modo non sempre semplice da capire: parole del lessico musicale che pensiamo quotidianamente, o che mostrano una speciale poesia. Una domenica su due, vediamo che cos'è la musica per la lingua nazionale
I tritóni, con l’accento acuto sulla penultima sillaba, non c’entrano nulla. Il loro nome deriva da Tritone, il dio marino figlio di Poseidone e d’Anfitrite, e incarnano il ruolo di mitiche creature dalle fattezze sireniche ma virili, in odore di malvagità. Equipaggiati di tridenti; insufflano in grandi conchiglie, suonando misteriose melodie. Nella terminologia scientifica esistono inoltre tre omonimi: il satellite più grande di Nettuno, il genere di alcuni animaletti anfibî e quello di grossi molluschi gasteropodi. A questo punto, constatato che i tritóni suonano, l’argomento musicale non dovrebbe stonare.
Il trìtono, con accentazione sdrucciola, è l’intervallo più ‘chiacchierato’ della storia della musica e fu ribattezzato con l’abusato epiteto diabolus in musica, attestato nel XVIII secolo. Si può produrre sia orizzontalmente come linea melodica, che verticalmente, in simultanea, come intervallo armonico, e si compone di tre toni interi, da cui il nome. Per inciso, il concetto di tono meriterebbe una trattazione a parte, ma un esempio pratico potrebbe essere: Fa-Sol, un tono, Sol-La, un altro tono e La-Si, ancora un altro tono. Ecco che tra Fa e Si c’è un intervallo formato da tre toni.
Il tritono fu oggetto di accese discussioni a causa di alcune caratteristiche sui generis; una delle più eclatanti è che nel temperamento equabile è l’unico intervallo che misura esattamente metà ottava. L’orecchio occidentale lo percepisce ‘duro’, aspro e dissonante (oppure, se qualcuno sta leggendo dal cellulare, può ascoltarlo qui).
Il primo uso della parola tritonus sembra risalire a un trattato del IX o X secolo, Musica enchiriadis. Intorno all’anno Mille, Guido d’Arezzo istituì l’esacordo molle introducendo il Si bemolle al posto del Si naturale, più facile e dolce da intonare partendo dal Fa. Sennonché la sequenza Fa-Sol-La-Si♭non misurava più tre toni, bensì due toni e un semitono, proprio come la tranquillizzante successione melodica Do-Re-Mi-Fa.
La maggior parte dei teorici si conformò a Guido come un sol uomo e il tritono fu considerato un intervallo instabile, stigmatizzato dai più e infine condannato in quanto dissonante. Nel XIII secolo fu classificato discordantia perfecta, insieme ad altri due degni compari: l’intervallo di seconda minore e quello di settima maggiore. Nel XV secolo si era ormai consolidato il bemolle fisso sul quarto grado del modo di Fa, come avverrà nella moderna scala di Fa maggiore.
Comunque, il povero diavolo in musica trovò nuova linfa e vita grazie ai compositori, partendo da quelli del Rinascimento fino a Bach, e successivamente da Mozart (ad esempio nel Don Giovanni) o da Beethoven (nella scena della prigione nel secondo atto del Fidelio, in cui i timpani sono accordati La-Mi♭), per arrivare al ‘Sabba delle Streghe’ della Notte sul Monte Calvo di Musorgskij. Fu adottato per creare effetti di sospensione e grande drammaticità nel Tristan und Isolde e nel Parsifal di Wagner, nelle composizioni per pianoforte di Liszt (Après une lecture du Dante), nei melodrammi di Verdi, di Puccini e nelle opere di molti altri autori. Per la sua capacità simmetrica, palindroma, all’interno dell’ottava, si rivelò fondamentale nella dodecafonia.
Complice il dilagare della settima arte, nel Novecento il tritono ha conosciuto un notevole successo in campo cinematografico, ad esempio rivestendo il felice straniamento amoroso di Tony in West Side Story di Leonard Bernstein (le prime due note di Maria: Ma-ri-). Ancora oggi fa capolino ovunque, girovagando tra la sigla dei Simpson, il rock, la musica Heavy Metal, le colonne sonore di film horror e altro.
Chissà se si scoprisse che i tritóni con le loro buccine intonavano trìtoni…