Stigmatizzare
stig-ma-tiz-zà-re (io stig-ma-tìz-zo)
Significato Bollare con parole di biasimo
Etimologia voce recuperata dal greco tardo stigmatízein ‘marchiare, bollare’, da stígma ‘marchio’.
Parola pubblicata il 29 Novembre 2020
stig-ma-tiz-zà-re (io stig-ma-tìz-zo)
Significato Bollare con parole di biasimo
Etimologia voce recuperata dal greco tardo stigmatízein ‘marchiare, bollare’, da stígma ‘marchio’.
Parola pubblicata il 29 Novembre 2020
Una parola davvero molto alta, ma non astrusa, e che anzi può entrare facilmente nei nostri discorsi col contributo di un significato preciso e forte come pochi. Non è una parola leggera, però, anzi.
Dentro ci suona la parola ‘stigma’, che ne è la base: lo stigma è letteralmente il marchio. Nell’antichità classica era quello che veniva impresso, spesso in fronte, a schiavi fuggitivi e criminali, ma ancora oggi parliamo dello stigma come attribuzione di un connotato negativo pubblico e persistente, che scaturisce da azioni, qualità, stati personali — pensiamo al pervicace stigma sociale provocato da una malattia, allo stigma che in certi contesti l’adesione a un’ideologia politica può rappresentare, allo stigma di una condotta poco conforme al ruolo.
Ecco, lo stigmatizzare coglie tutta la gravità di questa marchiatura e la applica: diventa un biasimare in maniera aspra, un criticare con energia. Ma la sua non è una forza volatile, non passa e va come un grido nel vento. Resta una marchiatura. È un biasimare grave non per i contenuti e i modi, ma per gli intenti: vuole bollare, disapprovare, criticare con tanta fermezza da giungere al punto di un giudizio negativo finale. Lo stigmatizzare non sbraita, né si espone solamente nei casi più serî: essenzialmente, è estremo nel suo presentarsi come parola pesante, definitiva quanto un marchio — l’ultima parola.
Così si fa una manifestazione per stigmatizzare un genere di violenza sociale che passa a torto sotto silenzio, e stigmatizziamo in classe la dinamica che ha portato da uno screzio all’offesa personale; si stigmatizzano le parole vergognose del giornalista così come gli errori ricorrenti dell’arbitro; e il sindaco si affanna a stigmatizzare il comportamento dei cittadini che gestiscono le deiezioni dei loro animali come un fatto della natura da accettare com’è — chi raccoglie il sole e la pioggia?
Una parola non solo elevata ed elegante, ma capace di fotografare un’intenzione comune e importante di bollatura (nel grande campo del giudizio, che va dal civile al bigotto), che troviamo in critiche e biasimi, e che però, rispetto a critiche e biasimi, è ulteriore.