Verdetto

ver-dét-to

Significato Decisione su questioni di fatto di una giuria o di un arbitro; giudizio, sentenza

Etimologia dall’inglese verdict, che attraverso l’antico francese veir dit è dall’espressione medievale vere dictum ‘detto secondo verità.

  • «Ho assaggiato la torta. Il verdetto è positivo.»

Questo è uno dei casi in cui il dizionario non ci aiuta fino in fondo a comprendere il sapore preciso di una parola: dire che il verdetto è un giudizio, una sentenza, intorbida le acque.

Nella nostra vita facciamo esperienza di molti modi di esprimere un giudizio — e il verdetto riguarda il giudizio di chi è chiamato a decidere su qualcosa, o di chi pare lo sia. Insomma, è pronunciato dall’alto, è cattedratico — eppure ha un che di sciolto, di meno impastoiato nella dottrina. Come, perché? Seguiamo la pista.

È un termine moderno, seicentesco, mutuato dal diritto inglese (verdict), e questo probabilmente non ci stupisce. Come saprà ogni persona che abbia seguito film, sceneggiati, libri in cui si svolgono processi di diritto anglosassone (confondendosi irrimediabilmente le idee su come funzionino invece da noi), saprà che nel processo c’è una fase ulteriore e determinante, prima della sentenza, in cui è protagonista un consesso che da noi (pur esistendo, mutatis mutandis, in certi casi) non ha la centralità che invece lì ha: la giuria.

Il compito della giuria pare lineare: il gruppo deve decidere (prendiamo il processo penale) se la persona imputata è colpevole o non colpevole del reato che le viene ascritto. O meglio, la giuria decide su un punto di fatto che le viene sottoposto dal giudice, a soluzione binaria.

Ciò che emerge in maniera macroscopica è che questo verdetto è secco. Mentre la sentenza sa proverbialmente essere sentenziosa, ed è prolissa, deve contenere una lunga serie di elementi, e oltretutto non può esimersi dal fornire una conseguente impalcatura di motivazioni che la sostengano, il verdetto è argomentato come un petardo. Fuor di processo, e quindi parlando magari di giurie di concorsi di bellezza per cani (curiosamente non composte da cani), o sportive, o di premi letterari, il giudizio è sintetico, si esprime in un numero, in un voto, in un sì o no, senza che sia richiesto di circostanziarlo — è un giudizio, secondo la formula ricorrente, insindacabile, ma soprattutto imperscrutabile.

Dentro echeggia tutta la sgomentante solennità dell’antico francese veir dit, dall’espressione del latino medievale vere dictum, nientemeno che ‘detto secondo verità’. Passata la Manica con i Normanni, si attestò come verdit in inglese medio e verdict in quello moderno. Si capisce bene: se il responso è calato secondo verità, c’è poco da chiedere e discutere.

Così si può parlare del verdetto che ci dà la coscienza su una nostra azione retta o torta (dietro a tutti i pensieri che si accavallano troviamo un’approvazione o una censura essenziali), della situazione complessa che attende il verdetto della Storia, del verdetto del successo che trancia tante critiche. È così che il verdetto caratterizza una decisione risolutiva giunta da chi può esprimersi con giurisdizione: solenne eppure agile, asciutto eppure pieno — in un suono appuntito.

Da notare che ‘verdetto’ è anche un’altra parola, che indica un ‘verdolino’, anche nel senso figurato di ‘aspro’, specie riferito al vino: in passato non era strano dichiarare di gradire un verdetto fresco per aperitivo.

Parola pubblicata il 11 Luglio 2023