Farfalla

far-fàl-la

Significato Nome comune dei Lepidotteri, che comprendono più di 158.000 specie

Etimologia dalla sequenza onomatopeica far-far, che riproduce il battito delle ali.

Cifiafaofo afa tufuttifi! Così certo esordirebbe una farfalla, se potesse parlare. Chi più di lei infatti avrebbe diritto a usare l’alfabeto farfallino? È vero che il monopolio di questo “codice segreto” appartiene ai bambini, che da tempo immemore hanno imparato a mascherare le proprie parole ripetendo ogni vocale per due volte, con l’aggiunta di una f (“a”, per esempio, diventa “afa”). Così tutte le parole finiscono per ricordare il suono di “farfalla”, da cui il nome.

Tuttavia quest’alfabeto è così consonante al carattere della farfalla che potrebbe averlo inventato lei. Anzitutto quest’insettino è un poliglotta molto creativo: in pratica non esistono due lingue in cui il suo nome sia identico o anche solo simile. Unica costante: molti dei suoi nomi comprendono suoni ripetuti, come far-far, che riproducono per onomatopea il frullo delle ali.

Inoltre la farfalla è, per tradizione, un po’ dispettosa. Non è un caso, sottolineava Contini, che uno dei diavoli danteschi si chiamasse Farfarello, e non è da escludere neppure una parentela con “fanfarone” e “furfante”. Tutte parole collegate, forse, all’arabo farfar, folletto. Del resto anche in terra germanica si diceva che le farfalle fossero streghe, travestitesi per rubare il latte e il burro; da qui probabilmente il termine inglese butterfly, “mosca del burro”.

Altrove le farfalle hanno una reputazione ancor più oscura, essendo vere e proprie incarnazioni delle anime defunte. Per questo in greco antico psykhé significava sia anima che farfalla, mentre in russo l’insetto è chiamato babochka, letteralmente “nonnina”. Leggende simili peraltro si ritrovano anche da noi. Nella tradizione calabrese per esempio le farfalle sono anime intente a scontare i propri peccati: quelle bianche in purgatorio, quelle nere all’inferno.

Perfino la scienza ha accresciuto quest’aura misteriosa, condensando nell’espressione “effetto farfalla” l’idea che piccole modifiche nelle condizioni iniziali possano produrre cambiamenti enormi nel comportamento a lungo termine di un sistema. “Può il batter d’ali di una farfalla in Brasile provocare un tornado in Texas?” è la domanda con cui il meteorologo americano Lorenz rese famosa l’immagine nel 1972.

Per fortuna il nostro insettino si associa anche a temi più leggeri, dalla cucina (chi non ha mai gustato un piatto di farfalle?) alla moda. Dal latino papilionem nasce il padiglione, in origine una tenda militare le cui cortine ricordavano le ali d’una farfalla. E dalla stessa radice arriva, attraverso il francese, il papillon ossia il cravattino.

Più ancora della forma, però, la caratteristica chiave della farfalla è un movimento rapido e incostante. Perciò diciamo che la luce di una lampadina morente sfarfalla, mentre un uomo che svolazza da una donna all’altra è un farfallone. “Farfallino” invece fa pensare a una volubilità diffusa e in fondo simpatica, anche se un po’ irritante.

E infine l’espressione più carina di tutte, mutuata dall’inglese: avere le farfalle nello stomaco. È uno dei sintomi classici dell’innamoramento, ma in realtà ha poco di romantico: il nostro corpo percepisce che c’è qualcosa di strano e, col suo abituale pragmatismo, deduce che ci troviamo di fronte a un pericolo; manda quindi tutto il sangue disponibile a gambe e braccia, cosicché possiamo passare al contrattacco o fuggire a gambe levate. Lo stomaco rimane perciò improvvisamente sguarnito, il che determina la sensazione di formicolio e di vuoto.

Ad ogni modo, che si tratti d’amore o di morte, una cosa è certa: quelle furfantelle di farfalle son sempre in mezzo.

Parola pubblicata il 29 Agosto 2022

Parole bestiali - con Lucia e Andrea Masetti

Un lunedì su due, un viaggio nell'arcipelago dei nomi degli animali, in quello che significano per noi, nel modo in cui abitano la nostra vita e la nostra immaginazione.