Frottola

fròt-to-la

Significato Componimento poetico di origine popolaresca; componimento musicale profano diffuso in Italia tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo; bugia, invenzione, fandonia

Etimologia diminutivo di frotta ‘gruppo disordinato’, derivato del francese antico flotte ‘moltitudine’, e parente di ‘flotta’, di origine scandinava.

Stavolta vi racconto frottole. Ma vi assicuro, è tutto vero!

Qualche secolo fa, tra il 1470 e il 1530, la frottola, o barzelletta, era una forma musicale strettamente collegata con quella letteraria. Il termine comparve nei frontespizi dei libri di musica dedicati, come Frottole libro primo (1504). Furono però numerose le edizioni che riunivano insieme vari componimenti coevi, per esempio Strambotti, ode, frottole, sonetti, et modo de cantar versi latini e capituli (1505 ca.).

La frottola musicale si sviluppò come sbocco delle pratiche musicali popolareggianti vivissime nel Tre-Quattrocento, diffuse nelle strade e nelle corti. Spesso, ma non sempre, l’esecutore e l’autore della musica – a volte anche della poesia – erano la stessa persona.

La frottola aveva una struttura variabile, riproponendo strofe o ritornelli diversi sulla stessa musica (in forma chiusa, ma non era una regola; ricordiamo, invece, la struttura aperta del madrigale).

I testi potevano essere bizzarri, scherzosi e disordinati: probabilmente furono proprio i loro divertenti paradossi a far germogliare il senso attuale della parola ‘frottola’, cioè quello di fandonia, di invenzione, coi suoi connotati di bugia lieve, giocosa e grossolana.

La frottola, di solito a quattro parti, dava in genere risalto alla parte più acuta. Le altre voci realizzavano una sorta di riempitivo, con pochi scambi contrappuntistici sopra il basso, che svolgeva funzione di sostegno armonico. Quasi sempre erano suonate dal liuto, o da altri strumenti, ma potevano anche essere cantate. Per questo motivo, saltando più di un secolo di splendori polifonici, la frottola è stata messa in rapporto con la ‘monodia accompagnata’, che toccherà il suo apice nella Vienna dei secoli XVIII e XIX con Haydn, Mozart e Beethoven e con l’opera lirica dell’Ottocento. Tuttavia, quello frottolistico va considerato un fenomeno storicamente distinto.

La corte di Mantova fu il faro da cui si irradiò la frottola nei primissimi anni del Cinquecento, grazie alla ferrarese Isabella d’Este, che influenzò profondamente le attività artistiche e intellettuali del suo tempo. Isabella preferì i musicisti italiani a quelli oltramontani, che avevano detenuto sino ad allora il primato. La frottola divenne così un’espressione musicale autenticamente nazionale.

I principali frottolisti, Bartolomeo Tromboncino, Marchetto Cara e Michele Pesenti, erano veronesi e lavorarono alla corte di Isabella. Furono talmente famosi che Michelangelo Buonarroti – proprio lui! – scrisse versi per Tromboncino, e Baldassarre Castiglione elogiò ‘Marchetto’ nel suo celeberrimo Cortegiano.

Di Michele Pesenti propongo Dal lecto me levava (da Frottole libro primo, 1504), dove si trovano solo in parte le caratteristiche accennate prima, proprio per l’estrema varietà che caratterizzava questa forma. Includo di seguito una delle quattro parti, che si può ascoltare qui ; anche senza rudimenti di notazione si può fare attenzione alle pause, quei piccoli segni verticali tra le note.

Vi assicuro, leggere la musica come faceva un cavaliere rinascimentale dà soddisfazione!

[Dal lecto me levava / Per servir el signor / gru, gru, gru / Gentil ambasciador / Che disse: non leve, torne a dormir / Allor quando arivava la grua suo servidor / gru, gru, gru / Ognun dica gru gru, torne a dormir.]

Parola pubblicata il 24 Maggio 2020

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La vena musicale percorre con forza l'italiano, in un modo non sempre semplice da capire: parole del lessico musicale che pensiamo quotidianamente, o che mostrano una speciale poesia. Una domenica su due, vediamo che cos'è la musica per la lingua nazionale