Ragno
rà-gno
Significato Nome comune degli aracnidi appartenenti all’ordine degli Aranei, che include più di 40.000 specie
Etimologia dal latino araneum, a sua volta probabile prestito dal greco arákhne.
Parola pubblicata il 15 Agosto 2022
Parole bestiali - con Lucia e Andrea Masetti
Un lunedì su due, un viaggio nell'arcipelago dei nomi degli animali, in quello che significano per noi, nel modo in cui abitano la nostra vita e la nostra immaginazione.
C’era una volta una fanciulla di nome Aracne, tanto abile nella tessitura che arrivò a sfidare l’inventrice stessa del telaio, Atena. La dea accettò la sfida ma, non appena vide che la tela della giovane era davvero migliore della sua, la distrusse e trasformò la sventurata in un ragno, condannandola a tessere per l’eternità.
Esiste anche una versione più pruriginosa del racconto. Secondo il poeta Nicandro Aracne aveva un fratello, Falange (inventore appunto della falange greca). Entrambi furono educati da Atena, l’una nell’arte della tessitura e l’altro in quella della guerra. I due scivolarono però in un amore incestuoso e la dea, per punirli, li trasformò in ragni. Così, mentre Aracne divenne la capostipite dei ragni classici, suo fratello diede il nome ai Falangiodi (o Opilionidi), che cacciano senza costruire la tela.
Questi miti riflettono bene il mix di fascino e ripugnanza che i ragni ci ispirano da sempre. L’aracnofobia è una paura diffusissima e forse innata, eppure alcune delle nostre invenzioni più cool devono il nome a quest’animaletto.
La spider, anzitutto: un’auto decappottabile che originariamente richiamava la forma del ragno per la sproporzione tra le grandi ruote e la carrozzeria piccola e bassa. E poi il “world wide web” (www), letteralmente una ragnatela grande come il mondo. Per non parlare di uno dei supereroi più popolari della Marvel, Spiderman.
Ma la misura del nostro fascino la danno soprattutto gli esperimenti surreali che vedono i ragni come protagonisti. Partiamo dal farmacologo tedesco Peter Witt che, non si sa bene perché, andò avanti per decenni a testare sui ragni diversi tipi di sostanze psicotrope (dalla caffeina all’LSD), registrando le variazioni prodotte sulla struttura delle ragnatele.
Proseguiamo con la NASA, che spedì per tre volte dei ragni a bordo di una stazione spaziale, per il puro gusto di vedere come avrebbero costruito le loro ragnatele in assenza di gravità. La conclusione è che se la cavano piuttosto bene anche se, mancandogli dei punti di riferimento spaziali, creano ragnatele anormalmente simmetriche.
E arriviamo infine alle ricerche sulla seta di ragno, che ha proprietà meccaniche straordinarie: è due volte più elastica del nylon e, a parità di peso, cinque volte più resistente dell’acciaio. A detta di alcuni ricercatori della National University di Singapore, una fune di ragnatela con lo spessore di una matita potrebbe fermare un Boeing 747 in volo.
Un filamento simile non è solo il sogno proibito di generazioni di tessitori, ma anche il materiale ideale per giubbotti antiproiettile, legamenti artificiali o supercolle per le ossa. C’è un problema, però: i ragni ne producono troppo poco. Per realizzare un singolo abito (esposto nel 2012 al Victoria and Albert Museum) sono occorsi 1,2 milioni di ragni, catturati uno per uno nelle foreste del Madagascar da ottanta persone nel corso di sette anni.
Da qui la ricerca di soluzioni alternative: c’è chi tenta di imitare artificialmente la seta di ragno e chi mescola il DNA dei ragni con quello di bachi, batteri o lieviti più compiacenti. Un’azienda canadese, la Nexia Biotechnologies, ha creato perfino degli ibridi ragno-capra: non mostruosi ovini a otto zampe, bensì caprette nel cui latte sono presenti le stesse proteine delle ragnatele, che possono quindi essere estratte e trasformate in microfibra.
In ogni caso la vittoria va ancora e sempre ad Aracne: per quanto i tempi cambino, l’antica arte del ragno rimane un modello insuperato.