Scompigliare
scom-pi-glià-re (io scom-pì-glio)
Significato Mettere in disordine; turbare
Etimologia da compigliare, derivato di pigliare, con prefisso con-, a cui si aggiunge il prefisso negativo s-.
Parola pubblicata il 27 Settembre 2025
scom-pi-glià-re (io scom-pì-glio)
Significato Mettere in disordine; turbare
Etimologia da compigliare, derivato di pigliare, con prefisso con-, a cui si aggiunge il prefisso negativo s-.
Parola pubblicata il 27 Settembre 2025
Le parole in cui si assommano prefissi producono magie complesse e sofisticate, anche se poi corrono in discorsi quotidiani. Una base, magari semplice, viene alterata e ribaltata più volte — e uno dei fatti curiosi è che alcuni stadi, alcuni segmenti di parole comunissime possono essere caduti in una desuetudine secolare. Chi parla più di ‘compigliare’?
Diciamolo, ‘compigliare’ è un verbo che ha vissuto nel medioevo e poi basta. Anche se è bellissimo. È un derivato di ‘pigliare’, verbo ancora molto usato e di registro colloquiale: ha una storia lunghissima, che scaturisce dalla pila, colonna o piedritto in genere, costituito da elementi sovrapposti. Il pilare, nel latino tardo, ha fatto un passo piuttosto ovvio verso l’ammucchiare e quindi il saccheggiare: si sa, quando si saccheggia si deve ammucchiare la roba bona che è da portar via. Da pigliare, diciamo pure.
Questo ‘prendere’ da grassatori, men che bassotto, si pettina con un prefisso con-, che lo intensifica e ordina in una situazione. Il compigliare poteva essere un circondare, un abbracciare — pensiamo all’edera che compiglia il muro, alla folla che ci compiglia all’improvviso; ma poteva anche essere direttamente un ordinare, un commettere, un comporre — passo qualche minuto nel prato per compigliare un mazzo di fiori, compigliamo le parole giuste fra quelle che abbiamo appuntato in malacopia, e la bambina usa innumerevoli elastici per compigliarsi un’acconciatura assurda e di bellezza strabiliante.
Dato questo compigliare, che ha elevato e dato un verso e un senso alla rapina del pigliare, lo scompigliare viene da sé. Prende questa bella cosa ordinata, messa insieme a partire dalla grande offerta del mondo e...la spàmpana, la stravolge, la confonde, la ingarbuglia grazie alla semplice magia del prefisso s-, che ci mette la mano dentro e la agita, la rovescia.
Posso parlare di come un po’ di musica improvvisata scompigli il decoro pagante dei dehors della piazza, delle raffiche impietose che mi scompigliano i capelli appena fuori dal parrucchiere, di come un incontro o anche solo uno sguardo mi scompigli tutta la giornata. E con agile mossa scompigliamo le bacchette così da cominciare la partita a shangai.
Lo sentiamo: non ha la geometria dello scombinare, non ha le dimensioni scure del turbare, né le grandi proporzioni dello sconvolgere. Non ha nemmeno la prosa didascalica del disordinare, o dell’arruffare. Ha un equilibrio unico fra familiarità ed eleganza.
In effetti è sorprendente come un’azione così immediata e parlante sia costruita su una desuetudine completa. Ma è il semplice risultato di un uso continuo: lo scompigliare ha finito per scompigliarsi tanto che non solo il compigliare, ma lo stesso pigliare, dentro, quasi non ci si nota. Ancora meno, nello scompigliatissimo scompiglio.