Afferrare

af-fer-rà-re (io af-fèr-ro)

Significato Prendere e tenere stretto con forza; approfittare; capire

Etimologia derivato di ferro.

  • «Hai afferrato il concetto o hai bisogno che lo ripeta?»

Alcune parole sono abitate così intensamente, da una popolazione così vasta e da tempi talmente immemorabili, che difficilmente destano la nostra attenzione. Sono parole che di generazione in generazione, di decina di generazioni in decina di generazioni, hanno levigato il loro significato, parole poetiche che hanno còlto gesti umani e li hanno asciugati, stilizzati, adattandoli a rendere più di quello che rendevano.

Nell’afferrare — basta guardare o tendere l’orecchio — c’è in bella evidenza il ferro. Ma che c’entra il ferro con un ‘prendere e tenere stretto’? La risposta non è semplice, anzi si accavallano alcune ipotesi che, risalendo a trasformazioni avvenute integralmente in una lingua orale, è difficile provare oltre ogni ragionevole dubbio.

Un’ipotesi classica è che il gesto dell’afferrare derivi dal gesto di portare la mano ad ferrum: per metonimia il materiale può estendere il suo significato agli oggetti che con esso sono fatti, e nella lingua abbiamo una certa varietà di ferri, intesi come arnesi — i ferri del mestiere, da stiro, stare sotto ai ferri — ma per secoli il ferro si è distinto col significato di ‘arma da taglio’, specie spada. Ad esempio Giovanni Berchet, nel suo Il giuramento di Pontida scrive «Presto, all'armi! Chi ha un ferro l'affili; / chi un sopruso patì sel ricordi.» E anche mettere ‘a ferro e fuoco’ si riferisce proprio a questo, alla distruzione armata, alle spade. L’afferrare sarebbe quindi in origine l’impetuosa mossa di chi impugna la spada. Plausibile che attraverso un afferrare del latino parlato si sia conservato fino a noi in questo modo.

C’è però chi propone piuttosto una derivazione da ferrare, che ci presenterebbe l’afferrare come un ‘rinforzare col metallo’: un’immagine di ‘prendere e tenere stretto’ molto nelle corde della vita medievale. Ma la situazione è torbida: le prime attestazioni duecentesche di questo verbo lo fotografano in significati particolari rispetto a quelli oggi primari — compare come ‘colpire con un ferro’, e come ‘avvinghiarsi, aggrapparsi forte’.

L’impressione è che l’afferrare sia stato una grande trovata, nel medioevo, di cui sono state tentate tante e tante vie di significato — dal circondare al delimitare, dall’affermarsi all’assoggettare, dall’aggrapparsi all’azzuffarsi, dal colpire all’affliggersi, dall’accaparrarsi a tutta la vastità del prendere. Ma in un progresso di stilizzazione ha preso progressivamente il profilo essenziale attuale — distillato in un prendere e tenere con forza. Si afferrano mani e capelli, si afferrano occasioni, si afferrano concetti.

Date le premesse, oh se ne ha di sinonimi! Ma la sua durezza lo distingue. Non è completamente predatorio come l’acchiappare, l’acciuffare, l’abbrancare, o letterario come il ghermire, né vago come il prendere o delicato come il cogliere. Nei suoi esiti figurati non è nemmeno posato come il comprendere, come l’intendere, o semplice come il capire, né è opportunista come l’approfittare. Nella sua linea, che è così comune, c’è però un tratto speciale di intensità, una morsa determinata e aggressiva di estrema fermezza.

Parola pubblicata il 23 Giugno 2022