Opportunista
op-por-tu-nì-sta
Significato Che agisce traendo l’utile da una situazione senza tener conto di principi o ideali
Etimologia dal francese opportuniste, che attraverso opportunisme e opportun deriva dal latino opportunus ‘favorevole, propizio’, letteralmente ‘che sospinge in porto’, da portus ‘porto’, col prefisso ob- ‘verso’.
Parola pubblicata il 23 Marzo 2021
In effetti è esilarante che ‘opportunista’ sia una parola smaccatamente negativa. L’opportuno, dopotutto, è così adatto, conveniente, propizio, le opportunità sono così promettenti…! E invece no, l’opportunista è strettamente un fetente — ma vediamo meglio perché, e che tratti ha.
‘Opportuno’ è una parola recuperata nel Trecento da un antico termine latino, opportunus. Dentro ci troviamo un ‘porto’, mentre ob- è un prefisso che disegna il ‘nella direzione di’. L’opportunus è quindi letteralmente ‘ciò che sospinge in porto’, in particolare riferito al vento — immagine di grande potenza poetica che ci porta così i significati del favorevole, del propizio. Un campo di significato vasto, versatile, e radicalmente positivo. Come potrebbe mai nascervi un frutto cattivo? Se non che…
Negli anni ‘70 dell’Ottocento la Francia stava attraversando un periodo molto delicato: nel solo 1870 era scoppiata la tremenda guerra franco-prussiana, il Secondo Impero (quello di Napoleone III) era caduto, ed era nata la Terza Repubblica. Nel fervore delle polemiche politiche di quel periodo, specie per stigmatizzare una politica… pragmatica e disinvolta, fatta di compromessi, che caratterizzò ad esempio il Presidente del Consiglio Léon Gambetta, emerse il termine opportunisme — proprio coi connotati che riconosciamo nell’opportunismo, e quindi nell’inclinazione a sfruttare l’utile di una situazione senza troppe pastoie morali o di principio. Grazie al carisma del francese, in pochi anni l’opportunismo e l’opportunista fanno il loro ingresso in italiano.
Certo, è anche un termine spassionato con una valenza scientifica — e quindi in biologia si parla di animali opportunisti intendendo quelli che hanno una spiccata adattabilità e si nutrono di quel che c’è, come volpi, cinghiali e gazze, così come di microorganismi opportunisti che sono scarsamente patogeni e approfittano di una condizione di debolezza del sistema immunitario. Ma nella lingua comune è un termine di severo giudizio: possiamo parlare del politico opportunista che strumentalizza la tragedia fortuita per colpire i propri avversari, del parente opportunista che tenta di lucrare su un’eredità che non gli spetta, del collega opportunista sempre fulmineo nel prendersi il merito del lavoro altrui.
Dopotutto, anche se in piena buona fede, nell’opportunità, nel nome dell’occasione favorevole, c’è un germe di razionalità calcolatrice — e il propizio è scovato con sguardo di falco anche e soprattutto dagli smaliziati. È così che nella grande famiglia di comportamenti opportuni, di scelte opportune, di opportunità dubbie, di opportunità inattese — una famiglia di etica e di etichetta, di progetto e di protocollo — si vengono a sedere i tipi biechi dell’opportunismo e dell’opportunista.