Armillare
ar-mil-là-re
Significato A forma di armilla, di anello; in particolare nell’espressione ‘sfera armillare’, nome di un antico strumento astronomico
Etimologia da armilla, voce dotta recuperata dal latino armilla ‘bracciale’, da armus ‘omero, braccio’.
Parola pubblicata il 15 Gennaio 2022
Nel campionato delle parole estremamente belle ed estremamente poco utili, l’armillare se non è proprio sul podio almeno vende cara la pelle. Infatti è un aggettivo che si trova usato soltanto nel nome di un antico strumento astronomico, ormai obsoleto. Interesserebbe poco, a noi gente indaffarata, se non fosse che tale genere di strumento, la sfera armillare, ha qualcosa di speciale.
Quando diciamo che si tratta di un ‘antico strumento astronomico’ intendiamo che, a quanto si dice, l’ha inventato il celebre matematico Eratostene, nel III secolo a.C. (ma ne fecero di simili anche in Cina, e si continueranno a produrre sfere armillari fino all’era moderna): a vederlo, ci appare fatto di anelli metallici o lignei, alcuni fissi altri mobili, imperniati insieme in maniera da formare una sfera — una rappresentazione funzionante dei moti della sfera celeste, un astrolabio tridimensionale. In particolare, ciascun anello descrive un circolo di questa sfera — meridiano, orizzonte, equatore e via dicendo.
Il fatto interessante è che non si tratta di uno strumento di osservazione astronomica: è essenzialmente uno strumento didattico, di geografia astronomica — naturalmente secondo il sistema tolemaico, che pone la terra al centro dell’universo (anche se la sfera armillare conserva una certa capacità descrittiva del nostro punto di vista pure oggi, che siamo spersi nella periferia del nulla).
È proprio il sistema ad anelli a dargli il suo nome: l’armilla, nel mondo latino, è il bracciale. A noi oggi il bracciale fa pensare soprattutto a un monile fatto a catenella, non rigido, mentre le armille (forse di origine celtica) erano soprattutto rigide — e in particolare erano celebri come ricompense al valor militare da portare poi al braccio (armus è l’omero, il braccio). Suggestione curiosa di come un significato simile sia veicolato da gioielli diversi — oggi ‘anello’, allora ‘bracciale’. Questa è un’armilla d’oro del I secolo.
L’intuizione di base è semplice: imperniando correttamente ogni circolo della sfera celeste, si ha una rappresentazione stilizzata e aperta di tutti i movimenti celesti che ci sono da capire, di tutta la macchina dell’universo — che da capire, da figurarsi facile non è. La realizzazione però è piuttosto complessa, e il risultato trascende l’intento didattico originale.
Perché la caratteristica principale di questi strumenti dev’essere stata evidente fin dalla più profonda antichità, così come è apprezzata fino ad oggi: sono bellissimi. Sia quando sono semplici, davvero poco più che quattro anelli in croce e stanno in una mano, sia quando sono opere colossali e irripetibili, come la sfera armillare costruita sotto la direzione di Antonio Santucci per desiderio del granduca Ferdinando I de’ Medici, conservata al museo Galileo di Firenze — che qui vediamo in una foto di Sailko.
Volendo se ne trovano in vendita anche online. Perché certi strumenti, per la meraviglia che ispirano, per il simbolo che rappresentano, per l’alta suggestiva pretesa che comunicano, possono sopravvivere alla propria funzione, e conservare in vita le parole del proprio nome — come ‘armillare’ — altrimenti destinate all’oblio.