Autotelico
au-to-tè-li-co
Significato Che ha scopo in sé stesso
Etimologia dall’inglese autotelic, composto con gli elementi greci autós ‘sé stesso’ e télos ‘fine, scopo’.
- «È nel pieno di un'esperienza autotelica: sono ore che non alza gli occhi dalla decorazione che sta tracciando.»
Parola pubblicata il 14 Novembre 2025
Parola fascinosa. Non compare sui dizionari (per ora), ma pare usata con convinzione, e non senza compiacimento: ha le carte in regola per prosperare.
Si tratta di un adattamento dell’inglese autotelic, un termine tardo-ottocentesco costruito con elementi greci dei più famosi e fortunati (che giovano molto al prestito fra lingue abituate a saccheggiare il greco): quelli derivati di autós e di télos, rispettivamente ‘sé stesso’ e ‘fine, scopo’.
Ora, se parliamo di qualcosa ‘fine a sé stesso’, di solito non intendiamo come una qualifica lusinghiera. Ciò che, pur consistendo in una serie di obiettivi pratici, manca di scopo, nel migliore dei casi (sospettiamo) è una perdita di tempo. L’autotelico però tende a concepire questa mancanza di scopo, questo avere scopo in sé e non fuori da sé, come tratto positivo.
Un’attività autotelica non viene fatta per perseguire un fine. Non ha ricompense esterne.
Pensiamo allo slancio adamantino con cui certe persone fanno alpinismo: si arriva in cima e poi si torna giù. Pensiamo all’assorbimento che sperimentiamo facendo un gioco. Pensiamo allo spirito con cui la nonna dipinge o scrive poesie. Non sono attività volte a un’utilità, a un guadagno di qualche genere: l’utilità, il guadagno, il fine è racchiuso nelle attività stesse — è interno a noi.
Messo in questi termini (anche in virtù dell’altezza di queste attività e del senso di benessere che vi colleghiamo — non sono propriamente un ciondolare in taverna) questo ‘fine a sé stesso’rende un altro colore.
C’è chi lo ha impiegato in ambito scientifico — ad esempio ricorre l’uso dello psicologo Mihaly Csikszentmihalyi, che parla di esperienze autoteliche introducendo il concetto di ‘flusso’, uno stato di coscienza in cui la persona è completamente assorbita da un’attività.
Posso parlare della premura autotelica con cui riordiniamo un luogo che sta per essere messo di nuovo sottosopra, dello sforzo autotelico con cui erigiamo e decoriamo il castello di sabbia, della cura autotelica del bonsai. Come sinonimo, se ci pensiamo, ha ‘inutile’ — termine in cui stringiamo ciò che non serve a niente e ciò che non serve niente.
Certo comunque ‘autotelico’ non è facile da spendere, in una frase; non è accessibile pianamente, anche se una minima attrezzatura di greco può essere sufficiente ad annusarne il senso. Il tratto di mondo che coglie, ad ogni modo, è dei più importanti — non solo per la sua posizione di esperienza apicale, ma anche per la facilità con cui il suo essere ‘fine a sé stesso’ si rovescia in spregio.