Avanguardia
a-van-guàr-dia
Significato Reparto dell’esercito che precede le truppe in movimento, navi leggere che precedono la flotta pesante, posizione avanzata dei reparti militari, movimento culturale e artistico che propugna idee e stili nuovi, l’essere in testa, in anticipo sui o al passo coi tempi
Etimologia dal francese avant-garde composto da avant, ‘davanti’, e garde ‘guardia’.
- «Le offriamo una soluzione all'avanguardia.»
Parola pubblicata il 17 Novembre 2024
L’avanguardia è quella parola che unisce la pace e la guerra, l’élite culturale e i ranghi militari, il museo d’arte e l’accademia della marina. Ovvio, nemmeno a dirlo in principio era l’esercito, di mare o di terra, con la sua struttura gerarchica e rigida, funzionale alle manovre e allo spiegamento di forze, volto a destabilizzare, indebolire e battere il nemico: tutti quei reparti che precedevano il grosso delle truppe, tutti i soldati schierati in trincea davanti alle baionette nemiche spianate al di là della terra di nessuno, tutti i navigli leggeri mandati in avanscoperta dalla flotta pesante si chiamano avanguardia.
L’etimologia è ialina in merito, avanguardia è una parola che si spiega da sola: proviene dal francese avant-garde, un composto di avant, davanti, e garde che, senza troppa fantasia, significa guardia. È la guardia che sta davanti al grosso della truppa, la parte leggera, mobile, che può andare nottetempo in avanscoperta, o fungere da batteria di shock per sferzare il primo attacco. La nonna racconta di quando vide coi suoi occhi lo sbarco in Provenza e l’avanguardia alleata sbarcò spaventosa sulla spiaggia davanti a casa sua. La mastodontica avanguardia napoleonica varcò il fiume nottetempo per sorprendere il nemico russo, salvo poi trovarsi in piena disfatta.
La posizione così avanzata e la sua utilità estrema ha fatto sì che questo termine migrasse dal secco ed essenziale lessico militare in quello quotidiano. Tale salto ci permette quindi di usare la parola nell’espressione ‘essere all’avanguardia’, quando vogliamo definire qualcuno o qualcosa che sia in anticipo sui tempi: il computer più all’avanguardia, il materiale tecnico più all’avanguardia, lo scienziato più avanguardista…
Il quadro però non è completo: per finirlo dobbiamo prendere in prestito l'opera di Banksy che si autodistrugge dopo la vendita all'asta, la banana appiccicata al muro col nastro adesivo di Cattelan, le performance violente di Marina Abramovich, le coreografie di Pina Bausch, la fontana di Duchamp, Kiki de Montparnasse fotografata da Man Ray in quella doppia citazione che è ‘Le violon d’Ingres’ e che va fino a scomodare la Fornarina di Raffaello… insomma, ci manca l’arte, quella cosa completamente inutile (come dice Oscar Wilde) ma che rende la vita degna d’essere vissuta. E cade proprio a fagiolo che la parola sia d’origine francese, visto che così tante delle avanguardie storiche, ovvero quei movimenti artistici e culturali rivoluzionari, nuovi, scandalosi e sorprendenti nacquero proprio nella frizzante Parigi della belle époque e dei ruggenti anni '20, dal fango delle trincee del fronte occidentale e dai sogni infranti di una generazione europea che fu sacrificata nel sangue.
Cubismo, dadaismo, surrealismo, espressionismo, futurismo… queste sono le avanguardie storiche, seguite poi dalle neoavanguardie, quelle nate dopo la Seconda guerra mondiale e che si insinuarono nelle cineprese e gli schermi dei cinema, negli spartiti musicali, andando oltre la pagina scritta e la tela dipinta, creando il concetto di performance artistica, in dialogo con la tradizione del teatro e la sua effimera natura.
Ecco quindi che visitiamo il museo che custodisce pezzi delle avanguardie storiche, che prepariamo uno spettacolo teatrale sull’avanguardia futurista per una cena a tema, e che Miranda Priestley sardonica commenta: «Floreale? Per la primavera? Avanguardia pura...» L’avanguardia è sempre d’attualità, anche se vecchia di cent’anni!