Baccanale

bac-ca-nà-le

Significato Nell’antica Roma, festa orgiastica del culto dionisiaco; festa smodata

Etimologia voce dotta recuperata dal latino Bacchanalia.

  • «Doveva essere un piccolo ricevimento, invece è stato un baccanale.»

C’è festa e festa: celebrazioni religiose, kermesse culturali, feste di compleanno, ricevimenti eleganti, party trimalcionici, pandemoni danzanti. Certo i caratteri che danno lustro a una festa sono vari e pure contrastanti — l’ampia partecipazione ma anche l’esclusività, il senso di comunità, l’abbondanza di roba da bere e da mangiare, la finezza ma anche la disinvoltura, e via dicendo. Ma ecco, forse in sintesi i caratteri più prestigiosi di una festa, da che mondo è mondo, sono imperniati sull’esagerazione. Naturale, dopotutto: la festa si deve distinguere dal modo normale in cui si trascorre il tempo.

In effetti l’esagerazione è un carattere centrale, quello che rende le feste leggendarie. Proprio per questo resta sulla cresta dell’onda una parola cotta nei millenni, con il giusto pepe di controversia, che racconta una festa che in quanto a esagerazione è stata senz’altro suprema.

I baccanali (Bacchanalia in latino) sono stati feste propiziatorie legate al culto del dio Bacco (altro nome di Dioniso), che in quanto dio del vino e dell’ebbrezza è naturale abbia una certa pertinenza con l’esagerazione della festa. Di origine greca, presero gran piede nel mondo romano. Ma dobbiamo contare che dapprima compaiono come feste esoteriche: il culto di Dioniso era un culto misterico analogo a quello di Orfeo, e i baccanali, per quanto orgiastici, erano almeno in parte esclusivi, riservati agli iniziati (anzi in certi contesti alle iniziate, le baccanti). Però ebbero anche un bel grado di apertura e coinvolgimento del popolo.

Fu già in epoca arcaica, all’inizio del II secolo a.C., che i Romani realizzarono che questi baccanali stavano un po’ sfuggendo di mano. Non solo la sfrenatezza sessuale per cui erano occasione era malvista (almeno da certe frange), ma si riporta che fra un sacrificio rituale e l’altro si arrivasse non di rado all’omicidio rituale (volentieri con smembramento del cadavere, detto in greco sparagmòs — che fu anche la sorte finale di Orfeo). Più in genere si riteneva fossero occasione per omicidi e crimini che venivano coperti dal baccano della festa. Così, anche grazie all’azione politica del più ammirevole bacchettone dell’antichità, Catone il Censore, i baccanali furono riformati, purgati della parte misterica e ricondotti a riti propiziatori più condecenti. Anche se l’aura è rimasta.

Tanto che anche per noi la festa estremamente chiassosa, sfrenata, densa di straviziinebriante, stordente, eccitante — si può chiamare baccanale. La festa di carnevale prende la piega di un baccanale di cui si parlerà per mesi, per la laurea organizziamo un baccanale con una quantità enorme di persone, e per capodanno ci cerchiamo un bel baccanale a cui partecipare.

Capiamo che la precisione del termine è impareggiata. Al di là della vaga genericità della ‘festa’ abbiamo un manipolo di gozzoviglie, baldorie, bagordi e stravizi che con le loro fatuità beone e ghiottone non hanno nemmeno lontanamente il respiro del baccanale. Per questo rimane una risorsa essenziale per rappresentare la festa esagerata — dotta e popolare insieme.

Parola pubblicata il 05 Settembre 2024