Camallo

ca-màl-lo

Significato Scaricatore di porto; facchino

Etimologia dal genovese camallu, derivato dall’arabo ḥammāl ‘portatore’.

Il genovese è stato uno dei grandi canali d’ingresso degli arabismi nell’italiano - parole di mercato, di lavoro, di mare. In maniera non così diversa dall’imprenditore italiano che oggi fa affari negli States e riporta fra uscio e bottega termini del business, il genovese, spaziando nell’assolato mediterraneo, riportava in patria parole del mestiere raccolte dalle genti con cui entrava in fruttuoso contatto. E anzi: giusto la ricchezza variegata del genovese e del veneziano era la pietra fondante del sabir, la lingua franca del mediterraneo che fu parlata dal medievo fino a ieri (in certi casi, tuttora).

Davanti al termine ‘camallo’ uno che non la conosce non sa se ha sbagliato a leggere ‘cavallo’ o ‘cammello’. Buffo, non è così clamorosamente fuori strada. Infatti il camallo era lo scaricatore del porto di Genova (e un po’ di soma c’è). Era un mestiere umile, che si portava dietro pregiudizi vivi ancora oggi, ma degno e ben organizzato in corporazioni. In italiano viene recepita come scaricatore di porto o in genere come facchino, con tutti i connotati figurati del caso. Facendosi amici i camalli si possono acquistare in anticipo le merci migliori del carico della nave; a portare gli acquisti della domenica dall’IKEA a casa mi stanco come un camallo; figurati se faccio una piega a trasportare tre quintali di pellet, sono un camallo; e torno dalla casa della mamma carico come un camallo di prelibatezze che mi ha cucinato per i giorni prossimi.

Non sarà una parola comune, ma oltre ad avere il pregio di significare in maniera attenta una figura spesso negletta, è di quelle che ci fa tenere in bocca una parte bella e viva del nostro retaggio.

Parola pubblicata il 27 Febbraio 2018