Carampana

ca-ram-pà-na

Significato Donna vecchia, brutta, sguaiata, vistosa

Etimologia di etimo dibattuto; forse da un riferimento al rione veneziano di Ca’ Rampani incrociato con un precedente caràmpia ‘vecchia’, di origine incerta.

Questa è una parola intorno a cui si ronza molto: ha un significato acre e offensivo, ma che per molte persone ha ancora un certo smalto. Inoltre tradizionalmente offre un’etimologia davvero suggestiva — anche se da ricalibrare rispetto alla vulgata. Vediamola!

Venezia, 1319. Muore Nicolò Rampani, ultimo della famiglia Rampani — antica schiatta del patriziato veneziano, giunta da Ravenna nelle brume del I millennio. Le sue sostanze passano alla Repubblica, in particolare il palazzo di famiglia, Ca’ (casa) Rampani, situato con altri immobili dei Rampani nella parrocchia di san Cassiano (sestiere San Polo), in fondo alla calle dei Boteri, non molto lontano da Rialto.

La proprietà passa di mano in mano, finché un secolo dopo il governo veneziano non ne individua il rione come luogo sufficientemente defilato (seppur nel cuore della città) da poter ospitare le fiorenti attività di prostituzione patrocinate dalla Repubblica. Così il nome patrizio dei Rampani e delle loro case si ritrova inchiodato nella carampana a indicare un bouquet di personaggi femminili d’antan ispirati a questa situazione: vecchie puttane, donne volgari, inopportunamente vistose, brutte, trasandate — e chi ha una sciocchezza in più la spenda.

C’è solo un dettaglio (come riporta in maniera analitica il dizionario etimologico Cortelazzo-Zolli): quella che ha tutta l’aria di essere una variante di questa parola, caràmpia, col discreto significato di vecchia (o piuttosto vecchiaccia, non è proprio neutro) è attestata in un sonetto di Cecco Angiolieri, poeta senese. Che muore una manciata di anni prima che l’avogador Rampani tiri l’ultimo fiato — rendendo quindi impossibile la derivazione da Ca’ Rampani. Che pensare, allora?

Un quadro plausibile, per quanto ancora non sia al di là di ogni dubbio, è che il termine precedente, carampia, abbia attratto nei suoi significati il nome del rione di casa Rampani — in cui vicenda ha voluto finissero per aver luogo attività di meretricio. Così, a partire dal rinascimento, si profila la carampana — che inizia a diffondersi nell’italiano nazionale nel primo Novecento. Da dove venga carampia, però, resta un mistero. Anche se alcuni propongono una parentela col nome austriaco del Krampus, demone brutto e deforme che ancora accompagna le processioni di San Nicola nel nord est, in un certo senso collega di Arlecchino — e alla fine non tanto lontano dalla Befana.

Se può fare parte di un lessico regionale e perfino familiare in cui non riconosciamo malizia, o avere un’ironia che troviamo condivisa e sana, è un insulto, e perciò difficilmente ‘carampana’ può essere usato in maniera fertile o simpatica. L’insulto ha sempre le sue conseguenze e le sue ottusità, ma in particolare insultare per caratteri di questo tipo, irridendo età e genere e adombrando professioni spregiate, è di bassa lega e fuori tempo.

Parola pubblicata il 10 Aprile 2021