Ciurma

ciùr-ma

Significato Parte di basso rango dell’equipaggio di una nave; gentaglia

Etimologia dal latino celeusma ‘canto dei rematori’, dal greco kéleusma ‘grido, ritmo dato dal celeuste ai rematori’.

Questa parola, colorita e dal significato molto preciso, scaturisce da un’immagine antica e suggestiva.

Sappiamo che fino a non molto tempo fa le navi, per muoversi, potevano affidarsi solo alle vele o alla forza dei rematori. Ora, spostare una nave a forza di braccia non è affar semplice, e richiede un’eccezionale coordinazione: se ciascuno rema con una cadenza diversa i remi si possono urtare a vicenda, e soprattutto la spinta risulta insufficiente. Il modo più semplice ed efficace per armonizzare le remate è darsi il tempo col suono: ad esempio, in antichità era comune scandire l’ampio gesto con un canto, il cui ritmo era dato dalla voce del capo dei rematori. E qui sta il nocciolo della ciurma.

Questa parola scaturisce dal greco kéleusma, che è proprio il canto dei rematori guidato dal celeuste, il loro capo. E la ciurma ci si presenta quindi come l’insieme dei rematori. Questo insieme non è passato alla storia come il più prestigioso, tranquillo e qualificato, né la posizione del rematore era particolarmente ambita: basti ricordare da dove deriva il termine ‘galera’. Così la ciurma in tempi più recenti resta, in ambito marinaresco, la parte dell’equipaggio più bassa di rango; e al di fuori di quest’ambito un gruppo turbolento di gente poco raccomandabile o comunque spiacevole - con un colore invariabilmente dispregiativo, anche se spesso tinto d’ironia. L’amico che si inventa imprenditore in Indonesia raccoglie una ciurma per il suo scassato mercantile, la recita scolastica è ingolfata dalla ciurma di nonne in deliquio, e la gente sull’autobus buba quando sale la ciurma di ragazzetti in gita scolastica.

Da notare che il verbo ‘ciurmare’ non ha niente a che fare con la ciurma: significa ingannare, raggirare, e deriva dal francese charmer.

Parola pubblicata il 09 Dicembre 2016