Diroccare

di-roc-cà-re (io di-ròc-co)

Significato Abbattere, demolire

Etimologia composto parasintetico di rocca, nel significato di fortezza in luogo alto e scosceso, di origine preindoeuropea.

  • «Un colpo di vento ha diroccato il castello di carte.»

‘Diroccare’ è un verbo che ci appare così chiaro e preciso nei suoi significati: il profilo della casa diroccata, della chiesa diroccata, della fortezza ormai diroccata, fa parte del nostro vocabolario con l'immediatezza di un elemento paesaggistico. In effetti è una qualità ricorrente nei luoghi di storia densa, perché testimonia lo svolgersi e il rivolgersi delle vicende umane: ciò che un giorno viene costruito con sforzo e dispendio e magnificenza e che testimonia bellezza, forza, imponenza, in un altro giorno distante anni o secoli — in cui gli affaccendati umani si siano diretti altrove e con altre intenzioni — può ritrovarsi cadente, in rovina, eroso dal tempo, o più direttamente può portare i segni anche completi di una volontà di distruzione.

Il fatto più curioso del diroccare contrasta con la sua evidenza — ed è la sua origine. Da un lato è chiaro, anche per chi nota meno queste cose, che il diroccare sia un derivato di ‘rocca’, dall'altro non è facile intendere il percorso che porta la rocca ai suoi significati. Che cos’è la rocca che dà i natali al diroccare? Stiamo per toccare un rilievo paesaggistico con la concretezza di una storia lunga e radicata.

La rocca è sorella della roccia, ma curiosamente è il significato di ‘fortificazione imponente in una posizione elevata’ ad essere il primo significato attestato di questo termine, quello tradizionalmente italiano. Il riferimento al masso, al sasso, allo sperone che si astrae nella roccia recupera il senso primigenio, ma è un prestito medievale dal francese roche.

In altri termini, il significato più ampio e generico di ‘roccia’, per noi, procede a partire da quello impressionante e prestigioso di ‘rocca’. Peraltro ‘rocca’ resta un termine piuttosto misterioso, la cui origini sono profondamente dibattute — ma l’opinione più solida è che si tratti di una voce del sostrato prelatino, antecedente alle migrazioni indoeuropee. È un’idea strana?

Oggi forse è qualcosa che riusciamo a percepire meno e con più difficoltà, ma le rocche sono state un genere d’insediamento estremamente importante, in Italia — Paese in cui popolazioni sparse e largamente rurali trovavano poli in rocche fortificate che punteggiano le nostre alture dirupate, e continuano a raccontare lo sforzo di vite difficili di uomini e donne del nostro stesso albero genealogico. Ne abbiamo ancora a dozzine, di comuni, frazioni, toponimi che portano il nome di ‘rocca’.

Il ‘diroccare’ si riferisce esplicitamente alla demolizione spontanea o artificiale di queste rocche, che in quanto elementi della vita e del paesaggio abbiamo conosciuto nel loro ergersi e nel loro venir giù — e per estensione, alla rovina di ogni edificio. Il tratto straordinario del termine è la sua criptica sintesi: con un prefisso ‘di-’ che indica separazione, riversione, movimento dall’alto verso il basso e sparpagliamento, ribalta l'ordine elevato di una costruzione sulla roccia — di una costruzione di roccia, che nella distruzione regredisce a sassaia scoscesa, finché non si riconosce più quale pietra è sbozzata da mano umana e quale è lì ab origine. Oltre che abbattere e demolire, diventa così anche un franare, un cadere giù dall’alto, rovinosamente (in maniera più rara, e come intransitivo).

Così la famiglia vittoriosa dirocca la torre dell’avversaria perdente, col tempo diroccano gli ornamenti e le statue del frontone, lo scandalo dirocca una grande fama, l’onda dirocca il castello di sabbia.

Parola pubblicata il 06 Maggio 2023