Domo
Dialetti e lingue d'Italia
dó-mo
Significato Varietà linguistica: sardo — Casa
Etimologia dal latino domo ‘a casa’, ablativo di domus ‘casa’.
- «Sos pitzinnos nche torrant a sa domo issoro», 'i bambini tornano a casa loro' (frase in lingua sarda)
Parola pubblicata il 05 Maggio 2025
Dialetti e lingue d'Italia - con Carlo Zoli
L'italiano è solo una delle lingue d'Italia. Con Carlo Zoli, ingegnere informatico che ha dedicato la vita alla documentazione e alla salvaguardia di dialetti e lingue minoritarie, a settimane alterne esploriamo una parola di questo patrimonio fantasmagorico e vasto.
I linguisti distinguono le lingue neolatine in orientali e occidentali, e curiosamente il confine tra questi due gruppi passa attraverso l’Italia, più o meno tra La Spezia e Rimini: in pratica per i dialettologi e gli storici della lingua il confine più netto che ci sia tra le varie parlate romanze non è – per dire – tra l’Italia e la Francia o tra la Francia e la Spagna, ma taglia in due l’Italia. Il sardo invece fa gruppo a sé, non solo tra le varietà italiane, ma tra tutte le varietà romanze: è l’unica lingua rimasta di un antico gruppo ‘meridionale’ che comprendeva anche il latino parlato nell’Africa del nord, che è stato poi completamente sommerso dall’arabizzazione.
Per questo troviamo in sardo fenomeni linguistici unici: suoni che ci sono solo lì, sistemi di declinazione e coniugazione del tutto particolari, e parole latine che nel resto dell’Europa sono state dimenticate e che invece in sardo sono rimaste nel loro significato originario: sa limba sarda (‘la lingua sarda’) è una miniera di diamanti per l’appassionato di storia delle parole. E c’è che si spinge a dire che il sardo, tra tutte le parlate evolute dal latino, è quello che ne ne è meno distanziato.
La nostra parola di oggi vuol dire semplicemente ‘casa’. Ed è una strana parola, anche per gli standard sardi, perché è un femminile (com’era in latino) ed è terminante in ‘-o’ (e non in ‘-u’ come molte parole sarde). Per il concetto di ‘propria dimora’ quasi tutte le le lingue romanze usano il latino casa, che in latino significava ‘casupola, capanna’ (altre usano mansione) e solo in Sardegna, per questo concetto, si usa ancora domus, che era la parola normale nel latino classico. Famose sono le Domos de Janas (in italiano, in modo non del tutto corretto, si trova scritto quasi sempre domus con la -u-), tombe prenuragiche a cui è stato attribuito il nome di ‘case di fate’ (Jana non è altro che il sardo per ‘Diana’, la dea dei boschi e della caccia).
In francese ‘casa’ si dice maison, ma il latino casa sì è comunque conservato, perché è all’origine della preposizione chez che significa ‘a casa di’ ‘presso’: una cosa simile dev’essere successa nel latino di Sardegna, dove è stato domo (=‘a casa’) e non domus (=‘casa’) a dare origine alla parola sarda attuale. E questa è totalmente invariata dal latino volgare come non di rado succede da quelle parti. Per amor di verità, anche altri dialetti italiani hanno dei relitti del latino domus, non come sostantivo, ma come preposizione: l’immortale testo della canzone napoletana ‘Guaglione’ di Nisa recita curre 'mbraccio addó mammà, ‘corri in braccio dalla (< ad domu ‘a casa della’) mamma’.
E in italiano che ne è stato di domus?
Diventata di genere maschile per analogia coi tantissimi maschili in -us, diventati in -o in italiano, è diventata duomo, passando a significare ‘la casa di Dio, della Chiesa’, cioè la chiesa principale di una città e quasi sempre la cattedrale, cioè la sede vescovile. A guardar bene, la sede è dove ‘si siede il Vescovo’ e la cattedrale è appunto il ‘luogo dove sta la cathedra’, cioè ‘la sedia’.
E poi ci sono tutte le parole che contengono la radice dom-, che però sono forme colte riprese nella lingua scritta degli ultimi secoli, e non sono di derivazione diretta dal latino parlato: domestico, addomesticare.
Ultimamente, come calco dall’inglese, si sente anche usare domestico, detto soprattutto dei viaggi aerei, nel senso di ‘nazionale’, o meglio ‘non-internazionale’: ormai succede spesso che l’italiano accolga parole latine e cultismi a base latina mediati dall’inglese, spesso con significati leggermente alterati rispetto a quelli originali.