Eterogenesi

e-te-ro-gè-ne-si

Significato In biologia, teoria evoluzionistica strutturata da Albert Kölliker, secondo cui l’evoluzione progredirebbe in maniera discontinua; nella locuzione filosofica ‘eterogenesi dei fini’, concetto formulato da Wilhelm Wundt, per cui le azioni umane possono avere esiti diversi rispetto ai fini perseguiti; tralignamento, scarto

Etimologia composto dagli elementi etero- diverso e -genesi che indica la generazione.

Curioso come una parola che in astratto parrebbe tanto vasta si sia ritrovata nel cul de sac del nome di una teoria biologica e di un principio filosofico. Infatti ciò che descrive è uno scarto, una discontinuità, un salto fra un prima e un dopo, fra un’intenzione e un risultato - qualcosa che traligna dalla sua origine. A ogni modo, anche se questa parola si trova usata solo in questi due casi, sono casi davvero interessanti.

Per lungo tempo, in seno alla comunità scientifica, si è consumato il dibattito circa i caratteri di gradualità o di discontinuità del progresso evoluzionistico; in altri termini, ci si domandava se l’evoluzione fosse il risultato di minuscole mutazioni attraverso migliaia di generazioni o se invece fosse provocata da mutazioni più rare e importanti, dei salti, che nel giro di poche generazioni determinavano la nascita di una nuova specie. Nell’Ottocento, anche il fisiologo svizzero Rudolf Albert von Kölliker prese posizione su questa diatriba, proponendo la sua teoria dell”eterogenesi’, che descriveva il fenomeno evolutivo come discontinuo. Va detto che al giorno d’oggi il panorama scientifico a riguardo si è fatto molto più articolato, anche se le teorie più accreditate sono comunque fondate sulle osservazioni di Darwin - che era un gradualista convinto.

È invece dovuta allo psicologo tedesco Wilhelm Wundt il successo dell’espressione ‘eterogenesi dei fini’ (traduzione dell’originale ‘Heterogonie der Zwecke’). Si tratta di un concetto che si può rinvenire anche in autori a lui precedenti, ma era sempre rimasto innominato: in particolare, questo principio afferma che le azioni umane, nonostante perseguano certi scopi definiti, possono avere come esito risultati da essi molto distanti. «Ha scoperto l’acqua calda!» potranno osservare i più acuti. Ma del caldaista c’è sempre bisogno.

Comunque, niente vieta di usare questa splendida parola anche al di là di questi due casi: ne ha le potenzialità, e i suoi fratellini, come ‘eterogeneo’, godono di buon successo. Ad esempio, si potrebbe notare l’eterogenesi del risultato dell’esame - una ciofeca, anche se ci hai studiato per mesi; si può apprezzare l’eterogenesi del figlio brillante che nasce da genitori tordi; si può lodare l’eterogenesi della reazione serena davanti al torto irritante.

Parola pubblicata il 17 Maggio 2015