Facsimile

fac-sì-mi-le

Significato Copia, riproduzione (anche malfatta)

Etimologia formazione pseudo-latina moderna, letteralmente composta da fac ‘fa” e simile ‘una cosa simile’.

Sintetizzando lo status del facsimile, possiamo dire che non è una parola bella, ma evidentemente piace. Il suo significato è facile — s’impara già da piccoli, quando si trova campeggiare in stampe didattiche di banconote. Si tratta di una riproduzione, di una copia esatta.

L’origine del termine è sommamente bislacca: Niccolò Tommaseo, autore di un importantissimo dizionario ottocentesco (e toscanista, nel dibattito dei suoi decenni su quale doveva essere la lingua nell’Italia unita), la riporta con questa formula laconica ma eloquente: “Facsimile: composto di due voci latine accozzate alla meglio.”
E in effetti è così: fac è l’imperativo di fàcere, mentre simile, sostantivato, è ‘una cosa simile’. Sarebbe quindi un fa’ una cosa simile — ma si tratta di una composizione zoppicante pseudolatina, giusto ottocentesca, di un certo sapore burocratico.

Parrebbe non discostarsi molto dai suoi sinonimi: però forse una riproduzione, come anche una copia (magari anastatica), può partecipare di una parte del pregio dell’originale, mentre il facsimile no. Dalla brusca imperativa bruttezza del suo nome spira un’aura netta: ha un tratto di replica senza valore, e addirittura malfatta. Né ha la piena funzionalità del duplicato.

Il facsimile può anche essere in genere una cosa o una persona simile a un’altra tanto da essere indistinguibile: si può parlare di come la figlia sia il facsimile della madre, di come le nostre sciarpe siano dei facsimile. Ma è un uso che recede davanti alla suggestione di minorità del facsmile. Oggi, se dico che la figlia è il facsimile della madre, forse adombro che lo stampino s’è sciupato, e se dico che le nostre sciarpe sono dei facsimile probabilmente non intendo marcare che sono simili, ma che sono delle patacche contraffatte.

E c’è un altro tratto di scomoda inquietudine, nella storia del facsimile. Parte del suo nome, già chimera grottescamente formata, con ogni probabilità è stato strappato e cucito a formare quello di una tecnologia tanto obsoleta che al suo confronto le punte di selce e i propulsori paleolitici sono trovate futuribili: il fax. Accorciamento di telefax, che un dottor Frankenstein ha creato strappando il fac e cucendolo sull’elemento greco tele- ‘lontano’. Meraviglia del grottesco.

Parola pubblicata il 10 Novembre 2021