Filigrana
fi-li-grà-na
Significato Lavoro di oreficeria che consiste in intrecci di sottili fili ritorti di metalli preziosi; figura impressa nella carta che si rivela solo osservandola controluce
Etimologia da filo (a) grani.
- «Ho notato in filigrana un certo risentimento.»
Parola pubblicata il 13 Maggio 2025
Le arti dell’oreficeria e della fabbricazione della carta si uniscono in questa parola in una maniera che non sempre è ben spiegata, e che conduce ai significati estesi del lavoro raffinato e del cenno appena visibile, del nascosto.
Filo a grani — questa è la suggestione originaria da cui scaturisce la filigrana, notiamo subito composta con elementi semplicissimi (difficile trovarne di più domestici del filo e del grano). L’idea è che un filo sottile di metallo prezioso possa essere intrecciato e ritorto per formare figure di estrema complessità, che poi vengono fissate su un supporto analogamente prezioso. In molti casi l’impressione, determinata da riccioli e nodi, è che la composizione sia formata da minutissimi grani. Tecnica antica (molto amata dal popolo etrusco, ad esempio), resta un riferimento d’eccellenza per il lavoro raffinato — e quindi, specie in passato, si poteva parlare della filigrana di un verso, che magari oggi diremmo cesellato. Perché nel frattempo la filigrana ha trovato un altro impiego ben più diffuso — e letteralmente a buon mercato.
Parlando di parole capita spesso di parlare di carta, e questa è una di quelle volte. Qualcuno ricorderà come l’espansione araba abbia attinto alla carta cinese, l’abbia reinterpretata e fatta arrivare fino a noi, e c’è anche chi ricorderà che, in un modesto centro italiano, alcune innovazioni tecnologiche resero la carta il supporto giusto per sostenere l’esplosione culturale europea. Ebbene, a Fabriano s’inventò anche la filigrana della carta — siamo nel XIII secolo.
Si parte sempre da quella d’oreficeria, beninteso.
Sulla forma — una griglia di stretti fili metallici fissati a una cornice — deve essere spianata e fatta scolare una pasta di particolari fibre vegetali bagnate: una volta asciutta, sarà il foglio di carta. Ebbene, a quella griglia viene prima annodata una figura in filigrana, cioè viene fissata una figura fatta con un filo metallico ritorto. La pasta, stesa uniformemente, sulla linea del filo della figura in filigrana risulterà appena più sottile; e una volta che il foglio di carta sarà staccato e si sarà asciugato, anche se a favore di luce la differenza sarà impercettibile, controluce la sagoma in filigrana sarà chiaramente visibile. Questa è la filigrana in chiaro — per quella in chiaroscuro, che oltre a tracciare assottigliamenti traccia anche ispessimenti, servirà ancora qualche secolo, con tecniche galvaniche che permettano di ricavare matrici complesse.
La trovata (nata probabilmente da un errore, come tutte le trovate migliori), piacque enormemente. Fu subito chiara l’utilità di poter marchiare discretamente il foglio, per le ragioni più disparate — segnalarne provenienze, evitarne contraffazioni, comunicare e accrescerne il pregio. E così ci portiamo ancora dietro la meraviglia della filigrana, che può toccare vere vette artistiche, ma che in misura elegante segna i fogli di qualità che acquistiamo, e in misura pratica arricchisce di dettagli le nostre banconote, perché sia più difficile falsificarle.
Perciò diciamo di leggere in filigrana un certo disagio, di cogliere alcuni riferimenti in filigrana, di un apprezzamento che si nota in filigrana: sono cose che non evidenti, magari nascoste, che con la giusta capacità si distinguono in controluce, si leggono fra le righe (qui, alla lettera metaforica).
Splendido viaggio del prezioso, ancestrale artigianato del filo a grani, che arriva all’elemento che si coglie sottilmente da un tratto, un cenno quasi invisibile.