Giannizzero

gian-nìz-ze-ro

Significato Nell’Impero Ottomano, soldato di un corpo scelto di fanteria; sostenitore fanatico, specie di un personaggio di rilievo

Etimologia dal turco yeniçeri, composto di yeni ‘nuovo’ e çeri ‘soldato’.

  • «Ma figurati se teme qualcosa. Intorno ha i suoi giannizzeri.»

I significati figurati presi da una parola sono dei racconti. Ci invitano a interpretare quella parola facendole attraversare passi semantici che spesso non sono né scontati né neutri, e anzi svelano una peculiare eloquenza riguardo alla nostra immaginazione e alla nostra cultura. In effetti, tante volte inseguono una fantasia portandoci poeticamente fuori strada.

In un discorso che voglia darsi un certo tono, possiamo dire che la persona al vertice è difesa oltre ogni ragionevolezza dai suoi giannizzeri, o magari che una certa organizzazione può contare anche nei momenti di crisi su una falange agguerritissima di giannizzeri. La figura del giannizzero che è maturata in metafora è quella di un sostenitore fanatico di un personaggio da cui dipende, o di una causa, pronto a eseguire ogni ordine. Ma da dove parte?

Grazie alla sempre più capillare divulgazione storica di qualità di cui in Italia stiamo godendo in questo periodo (non è tutto sempre in decadenza...), sono sempre meno le orecchie a cui non sia giunto almeno il nome dei giannizzeri: erano soldati di un corpo scelto di fanteria dell’Impero Ottomano — e molte furono le loro peculiarità, anche fuori dall’ambito militare.

Innanzitutto, fondato intorno alla metà del Trecento, il corpo dei giannizzeri fu uno dei primi eserciti permanenti d’Europa, e specie nelle prime fasi della sua storia fu una forza temibile al servizio del sultano. In secondo luogo, ad essere sorprendenti erano le modalità di reclutamento delle nuove leve: a diventare giannizzeri erano giovanissimi cristiani dei Balcani, raccolti (strappati alle famiglie in condizione di schiavitù), convertiti all’islam ed educati secondo precetti molto rigidi: l’impianto del corpo dei giannizzeri — sradicati e celibi — era dotato di grande spirito cameratesco, con diritti, usi e prescrizioni morali speciali. Addirittura, nonostante il ruolo del sultano come capo dell’islam sunnita, i giannizzeri appartenevano a una peculiare setta sufi (una corrente mistica dell’islam) in odore di eresia.

Spesso questo corpo è stilizzato come una guardia reale, ed è questa silhouette a determinare gli usi figurati che facciamo di questo nome; però è un tratto che non tiene conto di come il potere dei giannizzeri sia stato in dialogo col sultano (egli stesso era cerimonialmente a ruolo come giannizzero), piuttosto che in suo pieno potere. Addirittura, capitò più volte che i giannizzeri si ribellassero per ottenere privilegi ulteriori e che perfino facessero colpi di Stato: alla fine il loro potere divenne tanto vasto, incontrollato e corrotto che, dopo vari tentativi, il sultano Mahmud II nel 1826 trovò come ultima soluzione la loro eradicazione formale e fisica.

Capiamo bene, quindi, che il significato di ‘sostenitore fanatico’ è una sfocatura, un appiattimento. Naturalmente si trattava anche di una forza che sosteneva e difendeva strenuamente il sultano, specie per chi la osservasse da Occidente, però con una dinamica di una complessità che non è quella della fiaba, quanto piuttosto quella della politica — ed è solo uno dei tratti particolari che ebbe questo corpo, anzi nemmeno il più particolare. È un po’ quello che accade anche ai pretoriani, guardia imperiale romana che finì per fare e disfare gli imperatori, e che diventa il sostenitore senza finezze di idee o persone.

Parola pubblicata il 09 Luglio 2022