Migrabondo

mi-gra-bón-do

Significato Errabondo, sospeso nell’indefinito

Etimologia da migrare (voce dotta recuperata dal latino, che risale a una radice indoeuropea col significato di ‘cambiare’), modellato su errabondo o vagabondo.

A vederla è una parola subito accessibile: la sua composizione ha un’evidenza solare, e i suoi significati, anche se non l’abbiamo mai frequentata, ci arrivano immediatamente. E però è una parola che vive in letteratura e in poesia, di quelle che si trovano più registrate sui dizionari che usate nei discorsi comuni. Per forma e significato è simile all’errabondo e al vagabondo (anzi è modellata su di loro nientemeno che nel Novecento), ma con delle specificità notevoli, che investono la sua dimensione psicologica, il suo stato.

L’errabondo e il vagabondo hanno degli importanti tratti randagi, raminghi — veicolati dalle basi di un errare e di un vagare peregrini, che da un’ascendenza indoeuropea sono radicalmente intessuti di errore, di tentennamento, privi di una via, di una direzione. Il migrabondo, invece, ha alla sua base il migrare.

Ora, l’origine del migrare latino fornisce una suggestione diversa, perché (sempre a partire da una radice indoeuropea) parla di un ‘cambiare’ — che diventa un ‘cambiare residenza’. Non un muoversi a tentoni senza costrutto, ma un muoversi diretto e vitale: già i latini usavano questo concetto per quando cambiavano casa, quartiere, città — perfino per quando morivano.

Ma qui il migrare non è solo. Con quel -bondo, il migrabondo si fa aggettivo, e in questa veste matura una certa traboccante disorientata pienezza della qualità che descrive (pensiamo alla differenza che sentiamo a pelle fra un furibondo e un furente, fra un moribondo e un morente). L’azione del migrare, carica di emozioni contrastanti, viene portata in una dimensione sospesa, nell’attributo di qualcosa o qualcuno che si inoltra in uno spazio diverso, indefinito. Il migrabondo migra, ma è un po’ sperso. Pensiamo a quanto sia lontano dalla precisione di movimento dei più comuni migratore o migrante — parole della biologia, della geopolitica, dell’antropologia.

Si può parlare del destino migrabondo dell’amico che non stabilizza o non riesce a stabilizzare la sua situazione lavorativa, del cumulo migrabondo di libri che si sposta ovunque fuorché nella libreria, di persone migrabonde che passano di ricovero in ricovero senza soluzione. E poi, ad ascoltare qualche poeta, sono migrabonde anche le nubi — bisonti sempre in viaggio verso altre terre.

Parola pubblicata il 12 Gennaio 2022