Pacchia

pàc-chia

Significato Situazione facile, felice, spensierata, senza fatiche e premure, di abbondanza e piacere

Etimologia da pacchiare ‘mangiare con avidità’.

  • «Che pacchia, è tutto offerto!»

È una parola che ha tutto il mistero delle parole immediate, leggere, che usiamo senza spendere troppi pensieri. Questi sono peraltro caratteri tipicissimi delle parole più correntemente positive — di solito non troviamo ci sia molto da interrogarsi sulle nostre situazioni felici, sono quelle cupe e preoccupanti che richiamano tutto il nostro discernimento.

La pacchia è precisamente la situazione felice, facile, spensierata. Di fatica, di preoccupazioni, di difficoltà nemmeno l’ombra; d’altro canto piacere, piacere, abbondanza. C’è da domandarsi da dove venga fuori un termine che consideriamo in tale purezza.

Possiamo dire senz’altro che è un termine foggiato dalla lingua popolare. Deriva dall’antico verbo pacchiare, dal significato mirabile: mangiare con avidità e rumorosamente. È un verbo che spesso si trova spiegato come onomatopeico, fonosimbolico: il suo stesso suono evocherebbe quello di una bocca che grifa con ingordigia, trangugiando. Ma c’è chi avanza un’origine latina, avvicinandolo a pascuum, ‘pascolo’: questo profilo attingerebbe al ‘mangiare come una bestia’, ma anche al placido riposo del pascolo ameno.

Che sia in origine la piacevolezza libera e bruta dello strafogarsi, che sia l’agio del relax, nella sua immediatezza anche la pacchia è fortemente sfaccettata. Certo è difficile intenderla come qualcosa di indesiderabile, e però ha un carattere di mollezza, di pigrizia che spesso la rende oggetto, se non proprio di invidia, almeno di biasimo. È una situazione fortunata, che non dura, poco realista — e lo sentiamo bene nella compiaciuta espressione «È finita la pacchia!» che intende presentare la fine di un idillio e l’inizio (al sapor di rivincita) di una condizione più difficile, faticosa ma in qualche modo considerata anche più giusta, concreta.

Così ci viviamo la pacchia di una vacanza in montagna — ma poi ricomincia la scuola e finisce la pacchia; cambia l’amministrazione al grido di «È finita la pacchia!», e gli esponenti del vecchio sistema clientelare escono dalla porta per rientrare dalla finestra; e che pacchia il giorno senza sveglia, anche se ci svegliamo lo stesso alla solita ora.

Ma c’è una domanda che chiede risposta: la pacchia c’entra col pacchiano, vistoso e volgare? La risposta è ‘forse’. Nel pascolo troviamo anche tutto il proverbiale buongusto del pastore, ma è una questione dibattutissima e quasi nessuno si sbilancia.

Parola pubblicata il 08 Dicembre 2022