Porfirogenito

por-fi-ro-gè-ni-to

Significato Titolo onorifico di figli e figlie dell’imperatore bizantino regnante; votato a un destino superiore, eccezionale

Etimologia dal greco Porphyrogénnetos (Porphyrogenitus in latino), composto di porphýra ‘porpora’ e da un derivato di gennáo ‘genero’ — ‘generato, nato nella porpora’.

L’occhio saggio osserva con serenità le albe e i tramonti di parole nuove e vecchie. Ma qui siamo davanti a una parola la cui scarsa diffusione fa arrabbiare. È colpevolmente misconosciuta dai dizionari, e non usata, nonostante la congiuntura sia per lei estremamente favorevole, e ci prometta una ricchezza comunicativa davvero rara.

C’è stato un passato, non lontano, in cui un tema come la storia bizantina poteva essere considerato distante, per nulla interessante e certamente per pochi. Ma lo studio e il racconto della Storia, oggi (anche grazie a una classe divulgatrice di caratura eccezionale), lo ripresenta come tema pop. Ed è da questo ampio frangente storico che dobbiamo partire parlando del porfirogenito.

Letteralmente ha il significato di ‘nato nella porpora’, e non serve una dottrina speciale per immaginare che non si stia parlando della prole di chi badava alle capre nell’Anatolia centrale. Si trattava di un particolare titolo che, a certe stringenti condizioni, spettava ai figli e alle figlie degli Imperatori di Costantinopoli — e non era solo un titolo vanesio, ma adombrava una preferenza di successione: la condizione pragmaticamente più significativa per nascere nella porpora è che la nascita doveva avvenire durante il regno del padre, e non quando ancora non era imperatore.

Il punto più sorprendente è che non si trattava solo di un’immagine figurata, una metafora riferita agli abiti regali, colorati con costosissima porpora e per legge riservati a un uso imperiale — che ci si proietta in mente come bebè fasciato in un panno viola. C’era una stanza, nel Palazzo del Bucoleone, interamente di porfido, pietra dal nome legato alla porpora (alcuni celebri porfidi, specie egiziani, hanno un colore rosso porpora). In tale stanza (la Porphýra) le Basilisse, le imperatrici, usavano partorire — e nascere in quella stanza era la seconda condizione per essere porfirogeniti.

Quindi la Storia ci consegna la qualità del porfirogenito quale quella di erede dal più alto destino, eccezionale, e incomparabilmente distante da quello della gente comune. Capiamo subito come sia facile usare questa suggestione fuor di storia bizantina.

Gli articoli di giornale possono sperticarsi adoranti per il successo internazionale di una figlia d’arte porfirogenita; nella scelta delle amicizie di scuola scartiamo inevitabilmente i porfirogeniti con cui non riusciremmo mai a mescolarci; e leggendo le note biografiche di qualcuno ci meravigliamo di come si consideri porfirogenito, o di come lo sia ai nostri occhi.

Chiamato a un destino superiore, eccezionale: tale è il porfirogenito, nato nella porpora. Un termine che si fa notare per la ricchezza ampia del suono e per la squisitezza del riferimento, che ha una carica immaginifica formidabile — ma di ricercatezza del tutto accessibile: una volta spiegato, il suo significato è semplice.

Parola pubblicata il 10 Giugno 2021