Sidro
Parole semitiche
sì-dro
Significato Bevanda leggermente alcolica ottenuta dalla fermentazione di succhi di frutta, specie di mele e pere
Etimologia attraverso il francese sidre, derivato dal latino tardo sicera, che viene dal greco sìkera, probabilmente un prestito dall’ebraico šēkār.
Parola pubblicata il 22 Ottobre 2021
Parole semitiche - con Maria Costanza Boldrini
Parole arabe, parole ebraiche, giunte in italiano dalle vie del commercio, della convivenza e delle tradizioni religiose. Con Maria Costanza Boldrini, dottoressa in lingue, un venerdì su due esploreremo termini di ascendenza mediorientale, originari del ceppo semitico.
Se, durante una vacanza oltralpe, vi fermerete con l’acquolina in bocca davanti ad una crêperie bretonne stuzzicati dall’appetitoso odore di galette au sarrazin, badate bene di chiedere una brocca abbondante di dissetante cidre. Noterete che sarà servito in quelle che sembrano tazze per la prima colazione. Su questo dettaglio bretoni e normanni non vanno d’accordo, così come su molti altri argomenti, ma la tradizione è tradizione e va rispettata.
La bevanda ottenuta dalla fermentazione delle mele (e non solo) e chiamata sidro è diffusissima in molti paesi: dalla Francia al Regno Unito, dal Canada alla Spagna, accompagna i pasti di milioni di persone. La storia del sidro è antica e sebbene ad oggi sia visto come un alcol ‘celtico’, più adatto alle atmosfere di un pub irlandese che ad una serata al bar sulla spiaggia di Creta, era molto popolare nel bacino del Mediterraneo, tanto che sia gli Egizi sia i Greci lo conoscevano e lo consumavano. Anche se l’origine di questo nome non si deve a loro.
Sembra che il greco sìkera sia un prestito dall’ebraico šēkār. Questa parola fa capo ad una radice semitica che si ritrova anche in arabo: s – k – r. Il suo significato è quello di ‘ubriacarsi, intossicarsi di alcol’. La incontriamo ad esempio in Genesi, 9,20, quando Noè abusa di vino e i suoi figli ne vedono le nudità, o anche in Deuteronomio 32, 42, quando nel Cantico di Mosè compaiono questi versi:
Ma perché non sbirciare un po’ anche in un’altra lingua semitica? Curioso, infatti, che in arabo la parola zucchero, derivata dal persiano e a sua volta dal sanscrito, si dica sukkar. Ne deriva un fatto davvero sorprendente per la sua serendipità linguistica: se nel vocabolario di arabo si va a cercare il verbo sakira (essere ubriaco, legato etimologicamente al shakar ebraico), lo si trova a capo di una colonna di lemmi quali vino, sbornia, liquore, zucchero, glucosio, pasticceria, zolletta, diabete… certo: sukkar condivide lo scheletro consonantico di sakira, ma non ne ha lo stesso DNA linguistico, essendo sukkar di matrice indoeuropea e sakira molto probabilmente un puro prodotto semitico. Eppure, lo zucchero e l’alcol sono chimicamente affini...
Alle volte le parole compongono cerchi così perfetti senza che ce ne accorgiamo. Basta sporgersi un po’ di più dalla ringhiera per avere una vertigine profonda e un meraviglioso senso di smarrimento.